ANNO 14 n° 118
''Sono innocente, faremo di tutto per far venir fuori la verità''
Accusato dell'omicidio della fidanzata, Andrea Landolfi parla ai giudici. Il legale ne chiede la scarcerazione, la nonna Mirella parte civile
06/03/2020 - 05:31

RONCIGLIONE - (b.b.)

''Sono innocente. Io, il mio avvocato e tutta la mia famiglia faremo di tutto per far venir fuori la verità''. Andrea Landolfi si alza in piedi e di fronte alla Corte d’Assise rompe il silenzio. ''Sono innocente'' ripete a testa bassa. Il 30enne accusato dell’omicidio della fidanzata Maria Sestina Arcuri e di aver colpito la nonna Mirella Iezzi, rompendole tre costole, non smette di sottolinearlo.

Recluso nel carcere romano di Regina Coeli da settembre, dopo la decisione del tribunale Riesame, il ragazzo ieri mattina è comparso nel Palazzo di Giustizia di Via Falcone e Borsellino al fianco del suo legale, l’avvocato Giacomo Marini per un’udienza di ammissione prove andata avanti per oltre cinque ore.

A costituirsi parte civile, assieme ai famigliari della 26enne morta a seguito una rovinosa caduta dalle scale di un appartamento in via Papirio Serangeli a Ronciglione nella notte tra il 3 e il 4 febbraio 2019, anche la nonna di Andrea Landolfi. L’81enne Mirella Iezzi alla quale il nipote, forse nel tentativo di allontanarla da Maria Sestina, avrebbe dato un colpo sul fianco rompendole tre costole e procurandole lesioni giudicate guaribili in oltre 40 giorni. L’anziana, ora formalmente parte del processo a carico del nipote e rappresentata dall’avvocato Gianluca Fontana, è a sua volta indagata per abbandono di incapace, falso e omissione di soccorso: assieme ad Andrea, quella notte, avrebbe ritardato nel chiamare i soccorsi che forse avrebbero potuto salvare la vita della 26enne originaria di Nocara.

Il processo entrerà nel vivo il prossimo 30 marzo, quando verranno sentiti i primi tredici testi della lista del pm Franco Pacifici: una lista ridotta per volontà della Corte, che ora vedrebbe circa una cinquantina di persone da convocare. Così come le liste testimoniali depositate dalle parti civili e dalla difesa: tutte ridimensionate perché in parte superflue. Fuori per la difesa, anche il presidente del Coni Giovanni Malagò, il campione olimpico Nino Benvenuti, l’allenatore di pugilato Fabio Bentivegna e i dirigenti delle case circondariali di Regina Coeli e Mammagialla.

Intanto l’avvocato Giacomo Marini ha chiesto che il 30enne Landolfi possa uscire dal carcere: ''La civiltà di un paese passa anche dal suo sistema giudiziario – ha spiegato – abbiamo un ragazzo arrestato a distanza di nove mesi dalla morte della fidanzata: in quell’arco di tempo non è scappato, non ha rappresentato un pericolo per la società. Si è sempre mostrato collaborativo. Il carcere in questo momento danneggia lui e la sua famiglia''. Per questo il difensore ha chiesto che venga sostituita la misura con quella degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico all’interno di una comunità, ''affinché Andrea possa seguire un percorso terapeutico'' ha concluso.

Secco il no del pm: alla prossima udienza, la decisione della Corte.





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