ANNO 14 n° 118
''Maria Sestina era già incosciente all'arrivo dei soccorsi 118''
Parlano i medici e gli infermieri intervenuti nell'appartamento della tragedia: ''Aveva gli occhi aperti, ma non rispondeva ai comandi''
21/05/2020 - 06:45

VITERBO - ''Quando siamo arrivati, Maria Sestina era già in stato di incoscienza. Aveva gli occhi aperti, respirava quasi regolarmente, ma era assolutamente incosciente''.

A dirlo sono i medici e gli infermieri del 118 che sono intervenuti nell’appartamento di via Papirio Serangeli la mattina del 4 febbraio 2019. In quell’appartamento in cui, alcune ore prima la 26enne Maria Sestina Arcuri sarebbe caduta rovinosamente dalle scale, riportando lesioni poi rivelatisi letali. Per quella morte, il fidanzato 32enne Andrea Landolfi è a processo per omicidio volontario, omissione di soccorso e lesioni aggravate nei confronti della nonna Mirella Iezzi: secondo il pm Franco Pacifici sarebbe stato lui a scaraventarla giù dal pianerottolo al culmine di una furibondo lite.

Ieri mattina la prima di una due giorni di udienze no-stop che proseguirà anche oggi nel palazzo di giustizia viterbese, rigorosamente a porte chiuse a causa dell’emergenza Covid.

Ad essere ascoltati come testimoni i sanitari intervenuti a Ronciglione dopo la chiamata al 118 fatta da Andrea.

''Ambulanza, medici e infermieri sono arrivati intorno alle 6 di mattina – ha spiegato l’avvocato Vincenzo Luccisano per la famiglia di Maria Sestina – la giovane sarebbe apparsa da subito in stato di incoscienza. Aveva gli occhi aperti, il respiro quasi regolare, ma non rispondeva ad alcuno stimolo''.

Lo stesso medico avrebbe tentato di dare dei comandi alla giovane, ma non ci sarebbe stata reazione. ''Questo status – ha spiegato l’avvocato - è poi peggiorato durante il tragitto in ambulanza verso il pronto soccorso di Belcolle, fino alla più drammatica delle conclusioni''.

Ad arrivare, quella mattina, in ospedale assieme alla fidanzata, anche Andrea.

''Sia l’autista che l’infermiere del 118 hanno riferito che il giovane non aveva nulla al momento del loro intervento nell’appartamento di Ronciglione: non zoppicava, non si lamentava di alcun dolore – ha concluso l’avvocato Luccisano - giunto in pronto soccorso, poi al triage, invece ha voluto farsi medicare: secondo quanto raccontato ai medici aveva preso una gran botta cadendo dalle scale. Una botta forse anche più forte di quella di Maria Sestina, dato che aveva cercato di attutirne la caduta''.

Oggi si tornerà in aula: verranno ascoltati i medici legali e un colonnello dei Ris.





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