ANNO 14 n° 119
Muore bosco di oltre 400 ettari
12/09/2013 - 01:21

VITERBO – Quattrocentomila euro l’anno per 19 anni. Poi daccapo, 400mila euro per altri 19 anni. Un ciclo perpetuo che ogni ventennio avrebbe potuto fruttare 7 milioni e 600mila euro. Invece, i circa 400 ettari di bosco di castagno ceduo di proprietà della Asl di Viterbo, dal 2007 non rende più un centesimo. Solo negli ultimi 6 anni sono così andati un fumo 2milioni e 400mila euro. E, cosa ancor più grave, il bosco, attualmente gestito dalla Regione Lazio, sta letteralmente morendo per incuria. La grande macchia che dalla sorgente di Fiscole arriva a ridosso del complesso ospedaliero di Belcolle, è divisa in 19 lotti da circa 21 ettari ciascuno. Fino al 2007, ogni anno, veniva messo all’asta un lotto (il castagno ceduo va abbattuto tra il 19° e il 20° anno, quando raggiunge la maturazione e il legno che se ne ricava è nelle condizioni ottimali per essere utilizzato in edilizia o per la costruzione di infissi o mobili). Insomma una rendita garantita per l’Azienda Sanitaria, per di più mantenendo intatta la proprietà. I guai per il bosco, come per tutto il resto dello sterminato patrimonio immobiliare della Asl di Viterbo, hanno avuto inizio nel 2001, quando l’allora governatore del Lazio Francesco Storace, con 2 successive manovre finanziarie, decise di coprire i debiti pregressi fino al 2000, procedendo alla cartolarizzazione, cioè a ipotecare, i beni delle Asl a destinazione sanitaria, come ospedali e poliambulatori. L’anno dopo, invece, decise di trasferire tutti i beni delle Asl non sanitari alla Gepra, una società di comunione di beni alla quale partecipano tutte le aziende sanitarie regionali. Un vero e proprio “esproprio”. La Gepra, finita al centro di inchieste giudiziarie per varie ruberie, è stata poi azzerata e la gestione del patrimonio è stata assunta direttamente dalla Regione. Ed è stata la paralisi totale. Uno dei lotti ha raggiunto ormai i 35 anni e tutte le piante si stanno seccando. Analoga sorte sta toccando a un altro lotto che di anni ne ha 25. La principale causa del deterioramento del bosco è dovuta all’assoluta mancanza del diradamento e della pulizia dei lotti. L’effetto negativo è duplice: i tagli più invecchiano e più perdono valore; l’intera macchia, abbandonata a se stessa, viene colpita da malattie e s’avvia verso un’inesorabile morte. Ad aggravare la situazione si è poi aggiunta la crisi economica: un taglio che nel 2007 poteva rendere 400mila euro, oggi può valere al massimo 200mila euro. Inoltre, per il combinato disposto del deterioramento e dell’andamento del mercato, anche il valore dell’immobile è precipitato di circa il 50%, passando dai 3milioni – 3 milioni e mezzo pre crisi, a circa un milione e mezzo. Insomma, un’altra storiaccia, che fa il paio con quella dell’ex Ospedale Grande degli Infermi, chiuso dal 2005. Un complesso edilizio che, immesso sul mercato avrebbe potuto rendere tra i 18 e i 20 milioni e che, invece, costa alla Asl 840mila euro l’anno di “riscatto” dalla cartolarizzazione. Intanto l’immobile sta cadendo a pezzi.





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