ANNO 14 n° 120
''L’ultima lezione del professore: ragazzi non abbiate paura di vivere”
Ieri i funerali di Catalani
11/01/2014 - 00:00

SORIANO NEL CIMINO – C’erano tutti. I fratelli Vincenzo e Dino, e l’anziana madre, seduti al primo banco. Gli amici e i conoscenti del paese, e il sindaco Fabio Menicacci. E, soprattutto, tutti i colleghi e gli studenti dell’istituto Midossi di Civita Castellana, dove Leonello Catalani insegnava Storia dell’Arte. C’erano anche alunni di anni passati, ormai grandi.

Il feretro, sulla piazza antistante la chiesa San Nicola di Bari, è arrivato qualche minuto dopo le 14. Ad accoglierlo c’era il parroco don Enzo Celesti e il vescovo della diocesi di Civita Castellana Romano Rossi.

“Dopo settimane inquiete ci troviamo davanti le spoglie di Leonello. Parlo con timore e tremore perché mi incarico di dare voce ad un testamento spirituale, non avendo avuto da lui alcun mandato”. E’ con queste parole che il vescovo ha aperto la sua omelia. Un’omelia schietta, bella. Toccante e sentita. Pronunciata toni pacati ma decisi.

“Il funerale è sempre un dramma di comunione e partecipazione. Tardiva ma non colpevole: oggi siamo tutti parte di una comunità disorientata cui, però, Leonello manda un messaggio”, ha detto il vescovo. “Oggi è l’ultima lezione del professore, soprattutto ai suoi ragazzi, i più sbigottiti di tutti perché per gran parte di loro si tratta del primo brutale contatto con la morte”.

“Il professore – ha spiegato monsignor Romano Rossi – oggi dice che la vita dell’uomo è strutturalmente dramma ma non necessariamente tragedia. Dramma significa sorpresa e imprevedibilità. Dramma vuol dire che non c’è sicurezza, che la vita è sfida e rischio. Tutto questo fa pensare e può far paura. Ma il messaggio del professore è che non si deve aver paura di guardare in faccia la vita e che non bisogna far credere ai giovani che essa sia un gioco. I giovani – ha aggiunto il vescovo tutto d’un fiato – vogliono la verità non l’inganno. Il professore ci ha insegnato a guardare in faccia la vita e la bellezza”. Perché, in fondo, Catalani era un architetto e “il suo lavoro si basava su simboli, intuizioni e presentimenti. La vita è sospesa tra la sorpresa e il dramma declinato, però, in tanti modi”. Citando Hemingway ha poi ricordato che la campana suona per tutti. “Oggi suona anche per noi, perché il professore dice di non aver paura di guardare, curiosare e cercare”.

Il vescovo ha ricordato infine un episodio in cui ebbe modo di incontrare Catalani. Erano nella cattedrale delle diocesi e, in riferimento, all’arco “mi disse che era un monumento vivo; non era un muro ma una porta che si spalanca sull’infinito e ti fa guardare oltre. Ecco la lezione del professore: non bisogna aver paura di guardare oltre. Non abbiate paura di vivere”.

Al termine della cerimonia funebre le parole di una collega “grazie Leonello”, e di una studentessa: “Per noi resterà un grande esempio da seguire, la cercheremo sempre in aula e nei laboratori perché il suo ricordo rimarrà indelebile”.

Per volere dei familiari la salma del professor Catalani sarà cremata.

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