ANNO 14 n° 119
Evasi al fisco oltre sei milioni di euro
In manette l'imprenditrice viterbese Catia Marchetti, agli arresti domiciliari
due commercialisti romani e altre otto persone denunciate a piede libero
Il comandante della Stradale Zaccaria: ''Le indagini sono ancora in corso''
03/07/2014 - 13:42

di Flavia Ludovisi

VITERBO – Una frode fiscale di oltre sei milioni di euro quella accertata fino ad ora dagli uomini della polizia stradale guidati dal comandante Federico Zaccaria e per cui è finita in manette Catia Marchetti, 48 anni, nota titolare di una concessionaria auto del capoluogo. L'imprenditrice è stata arrestata ieri mattina quando i poliziotti hanno eseguito l’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Viterbo Francesco Rigato. Titolare dell'inchiesta è invece il sostituto procuratore Fabrizio Tucci. L’operazione, che ha preso il nome di Red Zoll, in tedesco targhe rosse, come quelle temporanee che venivano usate per importare i veicoli dalla Germania, ha permesso di smantellare una vasta organizzazione che si occupava della vendita di auto usate evadendo in toto o in parte, attraverso il regime di Iva a margine, l’imposta sul valore aggiunto.

L’imprenditrice è considerata l’artefice principale della frode, ma insieme a lei, che ora è detenuta presso la casa circondariale di Civitavecchia in attesa dell’interrogatorio di garanzia, sono finiti ai domiciliari due commercialisti romani ma attivi a Viterbo, B.G.di 72anni e L.G. di 39, rispettivamente padre e figlio, coinvolti a pieno titolo nella frode in veste di consulenti dell’imprenditrice e altre otto persone, che sono invece state denunciate. Complessi quanto spregiudicati i meccanismi di cui la Marchetti si avvaleva per evadere il fisco e rivendere così le auto comprate da società di autonoleggio in Germania a prezzi vantaggiosissimi a danno delle altre concessionarie e che sono stati illustrati stamani in una conferenza stampa nei locali della polizia stradale di via Palmanova.

LE INDAGINI – Sono scattate ad ottobre 2013 su impulso dell’Agenzia delle Entrate di Viterbo. Tutto parte da una segnalazione della Motorizzazione civile di Palermo all’Agenzia del capoluogo. Lì, alcuni viterbesi hanno richiesto l’immatricolazione dei loro veicoli acquistati direttamente in Germania. Presentandosi come acquirenti occasionali non avrebbero perciò dovuto pagare l’Iva. Ma qualcosa non torna e scattano le verifiche da parte dell’Agenzia che accerta che quelle stesse persone le auto le hanno acquistate in una nota concessionaria di Viterbo, non all’estero. Concretizzato quindi il sospetto che ci fossero delle irregolarità fiscali, iniziano a indagare allora gli uomini della polizia giudiziaria della Stradale di Viterbo che, dopo pochi mesi, sono riusciti a portare alla luce una consolidata attività d’importazione di auto gestita dall’arrestata che, in quattro anni, ha fatto ricorso a procedure illecite di nazionalizzazione dei veicoli finalizzate a ricondurre gli acquisti al più favorevole regime Iva del margine o a sottrarsi totalmente al pagamento dell’imposta. In questo modo, rivendendo le auto a prezzi notevolmente più bassi rispetto alle altre concessionarie e sopravvalutando quelle usate cedute in permuta dai proprietari, la donna ha realizzato un vero e proprio monopolio nel settore dell’importazione e della vendita delle auto, sottraendo una grossa fetta di mercato alle altre concessionarie viterbesi. Le condizioni di vendita, addirittura, sono risultate più vantaggiose per gli acquirenti rispetto all’acquisto diretto del mezzo all’estero.

I VEICOLI IMPORTATI – Le auto, tutte di gamma medio alta, venivano acquistate dalla titolare della concessionaria da note multinazionali di autonoleggio, come Herts, Avis e Eurocar. Nella maggior parte dei casi i veicoli erano quasi nuovi, spesso anche a chilometri 0. Ma la Marchetti arrivava a comprarle occultamente, senza mai esporsi, attraverso cioè società prestanome intestate ad altri. Le società cambiavano in continuazione nome e aspetto giuridico ed è stato accertato che in diversi casi fossero intestate a gente ignara di quello che stava accadendo. Anche un detenuto a Regina Coeli per ricettazione e un ospite di un centro di accoglienza romano figuravano come intestatari delle società. E qui entravano in gioco i commercialisti che assoldavano dietro pagamento gli intestatari delle società. In un caso sono stati pattuiti 50 euro per ogni firma apposta sugli atti. I prestanome rilasciavano poi alla donna la delega di operare sui ricchi conti correnti aperti di volta in volta.

GLI ESPEDIENTI USATI PER EVADERE IL FISCO - Preziosa, ai fine dell’evasione, la consulenza dei due commercialisti che studiavano e consigliavano all’imprenditrice le modalità concrete per sottrarsi al fisco. Si va dalle false fatture emesse nei confronti di privati fatti figurare come proprietari dei veicoli alla falsificazione di carte circolazioni estere, in cui la reale società giuridica intestataria del veicolo viene trasformata in una persona fisica inesistente; dalla dichiarazione sostitutiva di atto notorio, in cui il cliente compariva a sua insaputa come acquirente diretto del veicolo all’estero, all’uso di targhe di importazione temporanee intestati a privati fatti passare per acquirenti delle auto. Le targhe in questione, da cui prende il nome dell’operazione, hanno in realtà una validità di 30 giorni per quelle rosse e 2 per quelle gialle e vengono usate per trasferire su strada il veicolo dal paese estero all’Italia. In questi casi invece le auto venivano fatte arrivare a bordo di una bisacca.

I REATI CONTESTATI – L’imprenditrice 48enne, l’unica sottoposta alla misura cautelare della detenzione, è accusata di frode fiscale, soppressione di documentazione contabile, falso documentale, truffa e frode in commercio e fraudolento utilizzo di procedure atte ad evitare la riscossione coattiva delle imposte. I due commercialisti si trovano ora in regime di arresti domiciliari perché coinvolti come consulenti della donna. Degli 8 denunciati a piede libero, invece, 2 erano già stati arrestati per fatti analoghi nel 2008, 2 sono i titolari di due agenzie di pratiche auto, rispettivamente di Viterbo e di Sansepolcro, Arezzo, che fornivano alla Marchetti gli escamotage per la nazionalizzazione dei veicoli. Tra gli indagati anche due dei prestanome delle società che acquistavano auto dalle multinazionali di autonoleggio.

''L’operazione non è ancora conclusa - ha spiegato il comandante Zaccaria nel corso della conferenza di oggi -, le indagini stanno proseguendo per definire la posizione di altre persone che potrebbero essere coinvolte nella frode fiscale. Un’ attività di importazione disinvolta e spregiudicata quella svolta dall’arrestata e che è stata portata alla luce grazie all’ottimo lavoro degli uomini della polizia giudiziaria della sezione Stradale di Viterbo. Preziosa, ai fini dell’indagine, anche la collaborazione con la polizia tedesca''. Nessun cenno, invece, sul fratello della donna, Elio Marchetti, anche lui coinvolto nell'indagine ma che al momento si troverebbe all'estero.  

 

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