ANNO 14 n° 119
''Senza controllo, ha fumato 120 sigarette in una notte''
Al ''Fiordaliso'' presenti anziani psichiatrici, parla in aula il medico
11/05/2018 - 02:04

GRADOLI – ''Senza nessuno che lo controllasse era arrivato a fumare 120 sigarette durante una sola notte. Tanto da finire in coma e causarsi gravissimi problemi respiratori. E come lui anche altri miei pazienti. Come G. che, ogni notte andava in cucina, si cuoceva mezzo chilo di spaghetti con un panetto di burro, accompagnando il tutto con una bottiglia di vino rosso''.

Persone affette da disturbi psichiatrici che di fatto, come sottolinea il loro medico curante, ''non potevano più essere seguiti all’interno delle loro mura domestiche''.

''Non potevano più stare soli in casa. Avevano bisogno di qualcuno che li controllasse''. E così il ricovero all’interno della Casa di Cura ''Il Fiordaliso'' di Gradoli. Una struttura che come più volte sottolineato dalla Procura, ''non aveva alcun titolo per essere definita casa di cura. Nessuna autorizzazione''.

''Hanno scelto loro di trasferirsi a Gradoli – prosegue il dottore psichiatra della Asl Toscana in cui questi pazienti erano in cura – da cittadini liberi, senza grandi esigenze mediche, hanno scelto di vivere nella struttura della famiglia Brillo''.

A parlare in aula, ieri, di fronte alla Corte d’Assise, sono i testimoni dei responsabili civili: i medici e gli infermieri della Asl umbra e toscana che, prima del trasferimento nel comune dell’Alta Tuscia, avevano in cura i pazienti ospiti de ''Il Fiordaliso''. Quella stessa struttura finita nell’occhio del ciclone per alcune morti sospette verificatesi a cavallo tra il 2009 e il 2010: otto gli anziani che tra quelle mura trovarono la morte.

''Prima che cambiassero residenza e si sganciassero definitivamente dalle Asl di origine, andavano ogni settimana a visitare i nostri pazienti – spiega un’infermiera della Val d’Orcia – visite non programmate. A volte a sorpresa: eppure trovavamo sempre la situazione sotto controllo. Degenti sereni e ben tenuti, struttura pulita''.

Una ricostruzione, quella offerta dai testimoni dei responsabili civili, che cozza però con l’intero impianto accusatorio della Procura.

A processo, sono finiti i gestori della casa di riposo e i medici curanti Ugo Gioiosi e Lucia Chiocchi, che a vario titolo devono rispondere di abbandono di incapace , somministrazione di farmaci scaduti e falso.

Secondo quanto formulato dall’accusa, avrebbero permesso l’accesso nella struttura – priva di ogni autorizzazione per esercitare come casa di cura – a persone non autosufficienti che avrebbero dovuto essere trasferite in centri specifici e ospedali.

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