ANNO 14 n° 119
''Noi nell'inferno dell'Olimpico''
I 25 del Napoli club Viterbo erano alla finale di Coppa Italia di sabato
06/05/2014 - 02:00

Cronaca di una giornata tra le più nere del calcio italiano. Come la domenica di Paparelli, il giorno dell’Heysel, la coltellata a Vincenzo Spagnolo, il derby del bambino (non) morto, l’uccisione di Raciti e quella di Gabriele Sandri. Sabato all’Olimpico c’erano anche i viterbesi. Tifosi della Fiorentina, ma soprattutto i tifosi del Napoli, quelli dell’attivissimo club nato nel 2013, con oltre un’ottantina di tifosi del capoluogo e della provincia. C’erano anche loro allo stadio, a vedere la finale e a tifare civilmente per i colori azzurri, quei colori dei quali alla fine si tingerà la Coppa Italia. Ma qui parliamo di prima, di quel che è successo prima: gli scontri, l’agguato degli ultrà romanisti ai napoletani, col ferimento grave – a colpi di pistola – di un ragazzo, Ciro Esposito. E ancora: i tafferugli al Foro Italico e poi dentro lo stadio, con la partita che è iniziata con tre quarti d’ora di ritardo, le presunte trattative tra (pseudo)tifosi, forze dell’ordine e rappresentanti dei club, i lanci di bomboni e torce, l’impressione diffusa che ancora una volta erano i delinquenti a vincere sullo Stato e sulla maggioranza civile delle persone.

Quelli del Napoli club Viterbo erano tra queste ultime, nella maggioranza di chi con la violenza non c'entra nulla. “Ma ciò che abbiamo visto si può definire soltanto in un modo: a Roma lo Stato non c’era. Completamente assente”, come dice durante Pasquale Di Pierno, giovane presidente del club. Che racconta ciò che ha visto senza filtri, e con la sincerità del tifoso vero.

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