ANNO 14 n° 120
Landi ricorre al tribunale del riesame
Il presidente di Ecologia Viterbo chiede la revoca degli arresti domiciliari
19/01/2014 - 00:03

VITERBO - Domani mattina, il difensore di Bruno Landi, presidente di Ecologia Viterbo, la società incaricata della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti in città e nelle frazioni, presenterà al tribunale del riesame di revoca la richiesta della revoca degli arresti dociciliari.  Landi, ex presidente socialista della Regione Lazio negli anni Ottanta, è stato sottoposto alla misura restrittiva una settimana fa, insieme con Manlio Cerroni, il patron di Malagrotta, la più grande discarica d'Europa, e di un altro centinaio di siti sparse in tutto il mondo. Identico provvedimento è stato emesso nei confronti di altre cinque persone, tra collaboratori dello stesso Cerroni e funzionari regionali.  Sono tutti accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico illegale dei rifiuti. 

I difensori di Cerroni, il ''Supremo'', gli avvocati Bruno Assumma e Giorgio Martellino, hanno gia depositato ieri presso la segreteria dell'organo competente sulla legittimità delle ordinanze di custodia cautelare una richiesta analoga. Si sono però riservati di motivare l'istanza.

Secondo quanto si è appreso anche gli altri cinque indagati finiti agli arresti domiciliari presenteranno ricorreranno al tribunale del riesame.

A metà settimana, ragionevolmente, sarà fissata l'udienza per l'esame delle richieste di Cerroni.

Intanto l'inchiesta dei pm Alberto Galanti, Maria Cristina Palaia e Simona Maisto prosegue anche su altri filoni di indagine. Per questo motivo saranno ascoltati prossimamente altri indagati, i quali sono complessivamente non meno di 24.

Intanto, da un'informativa dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma del marzo 2012 allegata agli atti d'inchiesta, emerge che alcuni vigili urbani del XVI Gruppo di Roma avrebbero avvisato in anticipo i gestori di Malagrotta dei controlli sulla ricopertura dei rifiuti che stavano per svolgere nella discarica.

''Dalle conversazioni captate sull'utenze mobili e fisse, in uso rispettivamente a Piero Giovi, comproprietario e gestore della discarica (attualmente agli arresti domiediliari, ndr), e al personale dipendente della società Giovi Srl - si legge nell'informativa - emergeva che alcuni agenti della polizia municipale appartenenti al predetto Gruppo, nel mese di marzo del 2010, intervenivano presso la discarica di Malagrotta in seguito alla ricezione di un esposto segnalante la mancata ricopertura dei rifiuti. Il comportamento degno di censura - prosegue -, consisteva nel fatto che i controlli operati venivano annunciati preventivamente da personale dipendente del medesimo organo di polizia che, pertanto, non solo dava la possibilità ai gestori della discarica di poter, anzitempo, dare la parvenza di normalità e di rispetto delle modalità gestionali, ma in alcune occasioni il medesimo personale operante affidava agli stessi gestori della discarica il compito di eseguire le fotografie raffiguranti l'avvenuta ricopertura dei rifiuti''. 

Secondo gli inquirenti, anche quest'ultimo particolare sarebbe indicativo del cosiddetto ''sistema Cerroni'', del quale il presidente di Ecologia Viterbo sarebbe stato uno dei principali protagonisti. 





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