ANNO 14 n° 118
La pandemia? Un affare da ricchi
04/05/2021 - 13:03

Di Massimiliano Morelli

 

Scopriamo come d’incanto che le misure di protezione messe in campo per contrastare la pandemia hanno fermato l’influenza stagionale.

Pare di scoprire l’acqua calda, anche se c’è da ammettere che nulla ormai è scontato. Come quei numeri che riempiono la bocca di una certa classe politica nostrana, incapace di stare al passo coi tempi. Leggiamo per esempio che sono 24,7 milioni le dosi di vaccino distribuite in Italia, e di queste quasi 21 milioni sono già inoculate; e leggiamo anche che oltre sei milioni di persone hanno finito il ciclo vaccinale, mentre è del 95% l’efficacia del vaccino nel prevenire infezioni da Sars-CoV-2 nel personale sanitario.

Numeri da primato se confrontati a quelli di Brasile, India e Messico, numeri da dimenticare se paragonati a quelli di Germania e Gran Bretagna. Il tutto mentre ci confermano che è salita a 87,9% la quota di popolazione ottuagenaria che ha ricevuto una dose di vaccino, e che di questo 87,9% il 69,4 le ha avute entrambe.

Pur non usando il bilancino del farmacista per cercare di soppesare numeri e italiche capacità, viene da pensare che a noi, “popolino di santi, poeti, navigatori e compagnia cantante” stanno mostrando dati di vaccini e vaccinati manco fossero i numeri della classifica del campionato di serie A.

Sarebbe meglio, volessimo avere a che fare solo con i numeri, ragionare sul fatto che solo lo 0,2% rappresenta la quota dei vaccini erogata, a oggi, agli Stati più poveri del mondo, secondo le Ong e i comitati internazionali. Così, tanto per scoprire pure stavolta che pure la pandemia è un “affare da ricchi”.





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