ANNO 14 n° 119
L'assassino trasferito in reparto
Gli inquirenti restano in attesa dell'autorizzazione dei medici per sentirlo
14/11/2014 - 02:01

VITERBO – Ci vorrà ancora qualche giorno prima che Agaj Asilan possa essere ascoltato dagli inquirenti. L'assassino di Brunilda Hoxha è infatti ancora ricoverato in gravissime condizioni al policlinico Gemelli di Roma.

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''Dalla Rianimazione è stato trasferito in un reparto interno dell'ospedale romano, ma è ancora intubato e tenuto sotto sedativi'', hanno riferito dal comando provinciale dei carabinieri, confermando che l'albanese 53enne, adesso, è piantonato dagli uomini della polizia penitenziaria.

Non è ancora stata eseguita, invece, l'autopsia sulla salma della vittima: l'esame servirà ad avere ulteriori conferme sulla modalità con cui è stata uccisa. Già dall'ispezione cadaverica, eseguita poco dopo l'uccisione nell'appartamento al civico 16 di via Orlando Paladino dal medico legale Mauro Gobattoni, i carabinieri del colonnello Mauro Conte e il pm Chiara Capezzuto avevano subito parlato di ''delitto cruento''. Brunilda è stata colpita dal convivente con almeno sei coltellate: cinque al ventre e quella mortale alla gola. ''Un disastro'' era riuscito a dire a malapena il sindaco Guido Cianti dopo il riconoscimento.

Era stato proprio il primo cittadino, insieme ai servizi sociali del Comune, ad aiutare la donna a trovare quell'appartamentino nel centro storico di Sutri: da lì i due bambini (una di 12 anni e l'altro di 7) potevano facilmente raggiungere la scuola. Martedì sera a raccontare loro cosa era accaduto sono stati gli psicologi, insieme alle due assistenti sociali che, la sera dell'omicidio, si sono recate nell'appartamentino di via Paladino per recuperare gli effetti personali dei bimbi: vestiti e materiale scolastico, soprattutto. Ma anche l'acquario con due pesciolini rossi.

Gli inquirenti, nel frattempo, continuano ad indagare per capire il movente del delitto. Per il momento, comunque, la pista più battuta resta quella della gelosia. Stesso motivo che scatenò nell'albanese la furia omicida di tredici fa, quando a colpi di piccone fracassò il cranio alla povera moglie. Proprio come Enkelejda, anche Brunilda era l'unica in casa che lavorava. ''Si recava a Roma, faceva la colf'', hanno riferito i vicini. Che, spesso, li sentivano discutere animatamente. Liti che erano il preludio della tragedia. Ma nessuno poteva immaginarlo.





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