ANNO 14 n° 118
Bataclan un anno dopo: da Viterbo a Parigi per ricordare le vittime
Il racconto di Porthos du Vallon
14/11/2016 - 02:56

VITERBO - Bataclan, un anno dopo. Il 13 novembre 2015 un commando di terroristi islamici irrompeva nel locale parigino durante un concerto e uccideva 93 persone. In strada, intanto, altri terroristi uccidevano circa altre 40 persone in un attentato congiunto preparato per colpire Parigi e la Francia al cuore. Dodici mesi dopo da quella notte terribile un viterbese, che userà uno pseudonimo (la citazione usata è di Wikipedia, ndr) per tutelare la propria privacy, è tornato al Bataclan per il concerto di Sting organizzato in ricordo delle vittime. E, in esclusiva per ViterboNews24, lo ha raccontato.

 ''Stasera abbiamo due compiti da conciliare: in primo luogo ricordare quelli che sono stati uccisi nell’attacco e poi celebrare la vita e la musica in questo luogo storico''. Con queste parole, pronunciate in francese impeccabile e chiedendo un minuto di silenzio, Sting ha iniziato il concerto che ha riaperto il Bataclan un anno dopo l'attentato terroristico che ha sconvolto Parigi e l'Europa. Il luogo dove 93 vittime su 130 totali di quella notte buia, tra cui l'italiana Valeria Solesin, ritorna ad essere quello che è sempre stato, una sala da concerti. L’incasso dell’evento, annunciato dalla direzione del locale una settimana prima, con biglietti online esauriti in 40 minuti, sarà devoluto a due associazioni ''Life for Paris'' e ''13 novembre, fraternité et vérité'', costituite con lo scopo di sostenere i sopravvissuti, i feriti e i parenti delle vittime, alcuni dei quali presenti in sala.

Questa la nuda cronaca, l'asettico narrare. Ma questo non è un concerto normale. E lo si capisce subito appena arrivati in zona, con il boulevard Voltaire e la place du Bataclan transennati, con decine di poliziotti a sorvegliare il passo nervoso di chi cammina. La sala apre alle 19, ma ci sono 6 livelli di controllo da superare, biglietti alla mano, prima di entrare. Ci sono telecamere e fotografi, non per l'artista, ma per gli spettatori. Giornalisti da tutto il mondo che cercano di chiedere ed interpretare i pensieri dei presenti, accorsi sì per il concerto fuori programma di un'artista conosciuto in tutto il mondo, ma anche e soprattutto per ciò che questo luogo e questa data rappresentano. E questo si evidenzia nel clima, fra il teso, l’emozionato e il festoso, pur con compostezza.

C'è Anne, bassista francese con una autentica passione per Sting e la musica in generale e che proprio non poteva mancare. C'è Philippe,che conosceva qualcuno che era qui in quella notte maledetta,ma che tutto vuole tranne che passare per un voyeur del dolore e non racconterà nulla, a nessuno, di quello che sa, che prova. C'è l'orgoglio e la commozioni di chi era qui al Bataclan e non si è fatto fermare dalla paura ed è tornato non appena la sala riapre. C'è negli sguardi di tutti un senso quasi timido, interrogatorio, come a dire ''vediamo gli altri come si comportano e sintonizziamoci sulla stessa lunghezza d'onda'', quasi come la gioia di un concerto fosse in qualche modo fuoriluogo.

Ed indagare questa variegata gamma di emozioni è proprio quello che un gruppo di ragazzi di un collettivo artistico vogliono fare, producendo un video che sarà per loro tesi di laurea. La complessità dei sentimenti e delle riflessione, della ragione e del cuore viene rispecchiata nella scaletta del concerto, dove pezzi storici come ''Roxanne'', ''Every breath you take'' e ''Fragile'' si incrociano i brani dell'ultimo album ''57th and 9th''. Ed è così che le sonorità arabeggianti e mediterranee del successo ''Desert Rose'' si fondono con ''Inshallah'', un pezzo dedicato ai migranti, fino all'ultimo brano, ''Empty chair'', dedicato a James Wright Foley, fotoreporter ucciso dall’Isis a Raqqa due anni fa.

Una musica che racconta, stimola. Che non si arrende ai pregiudizi, che cerca di riflettere le complessità del mondo, che non si fa spaventare. E che da stasera (sabato scorso, ndr) è di nuovo nel posto dove dovrebbe stare, al Bataclan, che cerca con forza e con fatica, con rispetto e con orgoglio, di tornare quello che è sempre stato: un posto dove godersi una bella serata, in compagnia, tra note e divertimento.

Non dimenticare, rendere omaggio e celebrare la vita. Un anno fa,la prima reazione, il primo slogan dopo gli eventi tragici divenne poi l'hashtag più diffuso dopo ''pray for Paris'' era una dichiarazione d’amore, perché oggi come ieri, Paris is about life.

 

Porthos du Vallon de Bracieux de Pierrefonds

Moschettiere del Re, ama la vita, le donne, l’amore, il vino e la musica.

Combatte contro gli abusi dei potenti, difende i deboli con la spada e con la penna





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