ANNO 14 n° 120
Suicidio Crescentini, scoperto ammanco dal conto postale
30/05/2013 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – Luci ed ombre. Più le seconde che le prime, in realtà, sulla morte di Claudio Crescentini, il sessantenne di Vetralla che si è tolto la vita impiccandosi in un casale di campagna di sua proprietà.

Una vicenda dai contorni chiaroscuri su cui, adesso, stanno cercando di far luce gli uomini della Squadra mobile e il dirigente Fabio Zampaglione.

“Un uomo cordiale e sempre sorridente, tutto casa e lavoro. Non aveva vizi; la campagna e il trattore erano i suoi unici svaghi”. E’ così che, nel paese, parlano di Crescentini.

Aveva un buon impiego – dirigeva l’ufficio postale di Blera - e una bella famiglia. La moglie casalinga e tre figlie: due gemelle poco più che adolescenti e la più grande di trent’anni. Era stata lei, nel primo pomeriggio di martedì, a dare l’allarme al 113. In casa aveva trovato un biglietto che il padre aveva lasciato prima di allontanarsi per decidere di non fare più ritorno. E, forse, è proprio in quelle righe autografe la chiave di volta per risolvere il giallo. Tanto più che dagli uffici della Questura confermano (involontariamente) che si tratta di “un elemento di notevole rilevanza investigativa”; lasciando intuire che, su quel post-it bianco, Crescentini potrebbe aver spiegato i motivi del gesto che, di lì a poco, avrebbe compiuto.

Martedì mattina, come al solito, era uscito di casa per recarsi al lavoro ma, in realtà, non ci sarebbe mai andato. Alle 14 e 30, dopo il ritrovamento del biglietto da parte della figlia maggiore, scatta l’allarme in Questura e iniziano le ricerche, che sarebbero proseguite a oltranza per tutta la notte. Poliziotti e carabinieri battono in lungo ed in largo le campagne tra Vetralla e Viterbo spingendosi fino a Barbarano Romano. E’ qui che, nel tardo pomeriggio, il sistema Gps localizza il telefono cellulare dell’uomo. Poi, in serata, il segnale torna tra i campi vetrallesi.

Crescentini, infatti, è già nel suo podere in località Carrozza. Posteggia lo scooter, si toglie il giubbotto e lo poggia sul sedile. Entra nel casale prende una cazzuola e, in calce (letteralmente), scrive: “Vi chiedo scusa”. Poi l’esecuzione del gesto estremo. Intorno alle 8/8,30 di ieri mattina la macabra scoperta. A trovarlo, con il cappio stretto intorno al collo, un amico di famiglia.

In breve tempo sul posto arrivano il capo della Mobile e i suoi uomini per i rilievi del caso, e il medico legale che, come da protocollo, conferma il decesso dell’uomo.

Nel pomeriggio di ieri, lo svolgimento dell’ispezione cadaverica disposta dal sostituto Paola Conti. “Se, come abbiamo motivo di ritenere, l’esame escluderà ecchimosi e segni di violenza confermando il suicidio, l’autopsia potrebbe essere esclusa”.

Ora, sebbene la ricostruzione delle ultime ventiquattr’ore di vita di Crescentini sia piuttosto precisa e dettagliata, gli investigatori dovranno andare fino in fondo per scoprire cosa lo abbia spinto a togliersi la vita.

“Stiamo facendo uno screening a 360 gradi”, hanno riferito fonti anonime ma ufficiali, ammettendo che “non si tratta di un caso semplice”. Perché dalle audizioni di tutte le persone già sentite - tra familiari, amici e semplici conoscenti – non sarebbero emersi indizi utile a capire perché l’uomo, con un ottimo lavoro, una buona posizione sociale ed una famiglia di tutto rispetto, abbia deciso di uccidersi.

Forse, allora, le motivazioni sconfinano dall’ambiente familiare e vanno cercate in quello lavorativo. Perché c’è un dettaglio, non di poco conto, su cui sarebbe focalizzata l’attenzione degli inquirenti. Si tratterebbe di un grosso ammanco (diverse decine di migliaia di euro), scoperto in seguito ad un’indagine interna, dalle casse dell’ufficio postale di Blera. Va detto, per dovere morale prima ancora che di cronaca, che la circostanza non è stata confermata ma neppure smentita. “Su questo particolare stiamo lavorando”, hanno tagliato corto dalla Questura.

A Vetralla, invece, la storia del presunto ammanco era già nota. “Era appena stato sospeso dall’incarico di direttore – ha commentato una persona del posto – forse qualcuno l’ha messo nei guai”. Ipotesi che, in effetti, non è esclusa dagli stessi inquirenti.

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