ANNO 14 n° 120
Crescentini era stato convocato dagli ispettori antifrode delle Poste
Avrebbe dovuto sostenere un colloquio per rendere conto dell'ammanco
05/06/2013 - 04:00

di Alessia Serangeli

VITERBO – La soluzione del rebus in un bar. Forse.

“E’ un vero rompicapo. Una squadra a parte sta lavorando sul caso”. Così, ammettono a denti stretti, dagli uffici della Mobile sulla morte di Claudio Crescentini, il direttore dell’ufficio postale di Blera trovato impiccato nel casale di sua proprietà alla periferia di Vetralla mercoledì 29 maggio.

Le piste aperte restano diverse ma, nel corso dei giorni, qualcuna prende piede più di altre. Un punto resta fermo: quell’ammanco che, per ora, oscilla tra i 320 ed i 350mila euro. Per ora perché la cifra potrebbe rivelarsi superiore.

Tutto inizia esattamente un mese fa con la scoperta di un buco da trentamila euro. Da qui parte l’ispezione che rivela un ammanco superiore di dieci volte. Crescentini si sente con l’acqua alla gola. “Nell’ultimo periodo era ombroso e nervoso”, hanno riferito alcune delle persone – tra familiari, amici e conoscenti – ascoltate dagli organi inquirenti. Non sapeva come rientrare di tutti quei soldi, forse, e si sentiva accerchiato. Tanto più che nelle settimane successive la scoperta dell’ammanco era stato convocato dai suoi superiori per renderne conto.

Si sa anche che, il 30 maggio (e cioè il giorno dopo il suicidio), avrebbe dovuto sostenere un nuovo colloquio con gli ispettori antifrode di Poste.

E, poi, c’è sempre quel biglietto trovato dalla figlia maggiore il giorno della scomparsa ( martedì 28 maggio) su cui il 60enne aveva lasciato “indicazioni di notevole interesse investigativo”. Indicazioni che porterebbero gli inquirenti all’indirizzo dei presunti beneficiari dell’ingente somma di denaro. Sulla lettera, tuttavia, gli investigatori hanno le bocche cucite e non è noto se, quei 300mila e passa euro siano stati concessi ad un’unica persona o, come era emerso da alcune indiscrezioni nei giorni scorsi, a dieci destinatari diversi.

Quel che è certo, però, è che sono state le annotazioni di Crescentini a condurre dritti dritti gli uomini di Fabio Zampaglione in un bar di Blera gestito da una donna. “Un locale frequentato da gente non proprio raccomandabile”, ha riferito con fare ambiguo qualcuno del posto. Crescentini pare ci andasse spesso. Perché? Aveva una vita parallela? Cosa c’era che lo spingeva in quel bar? I videopoker? Forse la passione per le slot machine lo aveva portato ad indebitarsi? Si era inguaiato ed era finito in un giro di usura, di persone sbagliate che lo ricattavano?

Supposizioni, queste, che potrebbero trovare risposta prima di quanto si immagini: l’arrivo dei tabulati telefonici sulla scrivania sul sostituto Paola Conti pare infatti imminente. Ed è dall’analisi dell’utenza in uso a Crescentini (sempre che ne avesse soltanto una a disposizione) che sarà possibile risalire ai contatti e, soprattutto, alle sue ultime frequentazioni.





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