ANNO 14 n° 119
Marini: ''Io, né lealista né governativo''
L'ex sindaco di Viterbo, ''Non ha senso litigare per chi è più berlusconiano''
11/11/2013 - 00:13

VITERBO (b.m.) - Allora, il 16 novembre, lei si schiererà con i cosiddetti ''lealisti'' o con i ''governativi''? Con i falchi o con le colombe?

''Né con gli uni né con gli altri. Perché dovrei schierarmi. Io sono uomo di partito no di fazione''. Giulio Marini, ex sindaco di Viterbo, ex deputato, ex senatore, ex presidente della Provincia e coordinatore in carica di quel che resta del Pdl, disteso e sereno dopo essere uscito dal ''covo di vipere'' in cui il centrodestra aveva trasformato Palazzo dei Priori, risponde di getto, senza alcuna esitazione. 

Come fa a non schierarsi, Berlusconi ha convocato per il 16 novembre il consiglio nazione che dovrà sancire la fine del Pdl e il ritorno a Forza Italia e vuole sapere chi sta con lui e chi contro di lui?

''Perché, a lei risulta che ci sia qualcuno contro il Cavaliere? Qui rischiamo di rompere tutto per scegliere tra chi è più berlusconiano. Ci stiamo infilando in una situazione ridicola. Io sto con Berlusconi, ma voglio un partito unito. Sta ai 'capoccioni' trovare una sintesi che tenga insieme tutto''.

Ma come si fa a tenere insieme falchi e colombe, pitonesse e altre specie che in natura sono in competizione?

''In natura non c'è nulla di incompatibile. E' vero che ogni specie ha un posto nella catena alimentare, ci sono predatori e prede. Ma se sparissero le prede, subito dopo si estinguerebbero anche i predatori. E' un problema di equilibri. Ecco, io chiedo equilibrio''.

Data la situazione, con la decadenza di Berlusconi dal Senato alle porte, la legge di stabilità e via dicendo, crede che si sia spazio per l'equilibrio?

''Ci deve essere. Sempre e comunque. Ritengo che dichiarare la decadenza di Berlusconi, così come sta avvenendo, in modo frettoloso e pasticciato sia un gravissimo errore anche per la sinistra. Ma su questo punto nel partito non ci sono distinzioni. Per dirla alla viterbese 'siamo tutti di un sentimento'. Allora, perché dividerci?''. 

Sta ricevendo pressioni dagli opposti schieramenti?

''Si, mi stanno tirando per la giacca affinché firmi sia il documento dei 'lealisti' che quello dei 'governativi'. Ma io rispondo a tutti allo stesso modo. Firmerò solo una risoluzione che salvi l'unità del partito e ponga fine a questa ridicola guerra intestina''.

Se toccasse a lei prescrivere una cura, come compilerebbe la ricetta?

''Nel 2004 avrei potuto stravincere il congresso provinciale 8 a 2. Ma mi fu chiesto di usare il buonsenso, di non spaccare irrimediabilmente il partito. Ed io, pur ingoiando qualche rospo che si è poi rivelato particolarmente indigesto, lo usai. Evitai di schiacciare i pochi avversari interni e arrivai a una formula di compromesso: due coordinatori provinciali. Fifty-fifty. Ora, senza voler fare paragoni azzardati, credo che vada trovata una soluzione del genere. Un metodo di convivenza in attesa di tempi migliori. Altrimenti ci avvieremmo a vivere solo tempi peggiori''. 

Passiamo ad argomenti più personali. Quando le manca il ''potere''?

''Non mi manca affatto. Le ripeto ciò che le dissi subito dopo la sconfitta alle comunali, alcuni mesi fa: sono uscito da un incubo. Ho vissuto alcuni anni furibondi sullo scranno di sindaco di Viterbo. Agguati, sgambetti, perenne ricerca di compromessi. Ora svolgo con tranquillità e serenità il ruolo di oppositore. Ho più tempo per la famiglia e per me stesso''. 

Cosa vede nel suo futuro politico?

''Intanto vedo un ruolo di opposizione costruttiva verso la giunta Michelini. Ruolo che mi ha assegnato il popolo sovrano e che intendo onorare fino in fondo. Il futuro, invece, è tutto da inventare. Ma senza eccessivi patemi, senza angosce. Potrei anche ritenermi soddisfatto di quanto ho fatto. Ad oggi ho una sola certezza: continuerò ad occuparmi di politica. A qualunque livello e con qualunque ruolo. Anche da semplice militante''. 





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