ANNO 14 n° 120
''La chiusura di terapia subintensiva
è un affronto alla comunità civitonica''
L'intervento del Lions club che raccolse i fondi per realizzare il reparto
10/08/2014 - 00:00

CIVITA CASTELLANA - L'annunciata chiusura del reparto di terapia sub intensiva dell'ospedale Andosilla, a seguito di una decisione adottata dalla Regione Lazio, sta scatenato una raffica di polemiche e di proteste. Partiti politici, associazioni e forze sociali locali hanno formato un coro di netta disapprovazione, esprimendo a chiare note tutto il loro disappunto.

A parlare adesso, per la prima volta, è uno dei protagonisti principali di questa vicenda, il Lions Club ''Falerii Veteres'' Civita Castellana. Furono proprio i Lions infatti, circa quindici anni fa, a raccogliere i fondi necessari per realizzare il reparto di terapia subintensiva del nosocomio civitonico e soprattutto a dotarlo di tutti i macchinari necessari per il suo efficiente funzionamento.

''Quando ho appreso la notizia della chiusura del reparto di terapia subintensiva - dice Sandro Pedica che per diversi mandati consecutivi ha ricoperto il ruolo di presidente del Lions di Civita Castellana - sono sobbalzato dalla sedia per due motivi principali. Innanzitutto va sottolineato il fatto che fu proprio la Asl di Viterbo, all'incirca quindici anni fa, che ci propose di aiutarla a realizzare questo importante reparto. I Lions, grazie all'enorme generosità dei civitonici, riuscirono a raccogliere una somma considerevole che permise di portare a termine il progetto. Migliaia di pazienti ne hanno beneficiato nel corso degli anni. Ora invece lo vogliono sopprimere. Credo che sia un vero e proprio affronto all'intera comunità locale che volontariamente ha impegnato risorse, denaro e speranze. In secondo luogo i Lions, forse in pochi lo sanno, non hanno fatto alcuna donazione ufficiale alla Asl. Le apparecchiature quindi sono ancora di proprietà dei Lions che le hanno messe a disposizione  della collettività all'interno dell'ospedale gratuitamente. Detto ciò la Regione Lazio intende chiudere un reparto dell'ospedale Andosilla sul quale ha speso pochissimo, offrendo soltanto i locali. La decisione pertanto mi sembra alquanto discutibile e, ripeto, soprattutto irrispettosa nei confronti di una comunità che ha creduto fermamente nell'essenzialità di un reparto che adesso si vede scippare''.

Le parole di Sandro Pedica fanno riflettere. Anche perché se il reparto di terapia sub intensiva verrà chiuso, che fine faranno tutti i macchinari e le apparecchiature comprate dai civitonici per rendere più completi i servizi medico-sanitari dell'Andosilla? Una domanda alla quale qualcuno dovrà dare una risposta precisa in tempo utile.

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