ANNO 14 n° 120
Aeroporto, Matteoli: ''Partita non è chiusa''
L'ex ministro delle Infrastrutture crede ancora nello scalo viterbese
31/01/2013 - 13:51

VITERBO – “La decisione del ministro per le Infrastrutture e i trasporti Corrado Passera di non realizzare più lo scalo di Viterbo? Una scelta cervellotica, senza alcuna logica politica, presa ‘in limine mortis’ dal governo tecnico”. Così Altero Matteoli, esponente del Pdl, predecessore di Passera alla guida del ministero.

“L’aeroporto di Viterbo – ha aggiunto Matteoli - avrebbe dovuto decongestionare Fiumicino e sostituire Ciampino. Se non dovesse essere realizzato, inoltre, verrebbero gravemente penalizzate le prospettive di realtà come Pisa, Firenze, Catania e Lamezia in crescente sviluppo”.

Matteoli ha poi sostenuto che la partita per Viterbo non è affatto chiusa. “Desidero tranquillizzare quanti stanno protestando contro il Piano Passera che ogni decisione sugli aeroporti verrà assunta dal nuovo governo e dal nuovo Parlamento, di comune accordo con la Conferenza Stato-Regioni. Resta – ha concluso – l’amarezza per la poca affidabilità del governo dei tecnici che anche in questa circostanza ha toppato''.

L’attacco di Matteoli al Piano Passera non si limita a Viterbo ma spazia a tutto campo. ''Il nuovo Piano degli aeroporti italiani – ha sostenuto - solo uno spot propagandistico di un governo dimissionario e senza reali poteri. Invece di generare allarme in varie città, il ministero avrebbe potuto evitarci quest'ultima inutile prova di presunta efficienza, lasciando direttamente al prossimo governo, che per fortuna sarà politico, il compito di assumere decisioni così importanti''.

Ad avviso di Matteoli, ''anche in questa occasione il governo - ha mostrato insensibilità politica e assenza di rapporti con le realtà locali e con le città in cui ricadono gli scali aeroportuali. Aver voluto distinguere tra aeroporti di presunta serie A e presunta serie B ha generato giustificato allarme, proteste e malcontento che comprendiamo e che potevano essere evitati alla luce del fatto che tale distinzione è più formale che sostanziale”.





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