ANNO 14 n° 89
Rifiuti tossici a Pascolaro, dopo dieci anni nessuna bonifica
Un servizio di Sky Tg 24 riaccende i riflettori sulla vicenda
11/04/2016 - 11:00

GRAFFIGNANO – 20mila tonnellate di rifiuti speciali interrate nella zona agricola di Pascolaro, a Graffignano. Le telecamere di Sky Tg24 riaccendono l’attenzione su un fatto inquietante, che riguarda la Tuscia. Tutto è accaduto dieci anni fa, ma quelle terre non sono ancora state bonificate.

Nei giorni scorsi è andato in onda il servizio sull’emittente nazionale, riaprendo la ferita. Tra il 2006 e il 2007 l’area finì al centro delle indagini della Guardia Forestale. Si aprì una vicenda giudiziaria contro gli imprenditori Nocchi. Tutto finito in prescrizione. Ma anche se non esiste un colpevole sul piano giuridico lo scempio rimane ed è stato ampiamente documentato. La bonifica, a oggi, non è stata effettuata e nella zona si continua a coltivare. Così come dimostra il servizio stesso. Secondo l’accusa sarebbero stati interrati in una cava e su terreni limitrofi 20mila tonnellate di rifiuti che dovevano invece essere smaltiti nel Cento Manufatti Italia di Alviano, in provincia di Terni.

Lo speciale di Sky, intitolato “Un piatto di salute”, denuncia la presenza di inquinanti nei terreni agricoli limitrofi a quelli posti sotto sequestro. E va considerato che quando il Tevere esonda ricopre l’intera area. Dalle analisi effettuate è emersa la presenza di cadmio, cromo, cobalto, stagno, antimonio. Il tutto in concentrazioni elevatissime.

Per dare la misura del problema basta dire che per i terreni a uso agricolo il massimo di stagno consentito dalla legge è uno e a Pascolaro arriva a 50. L’antimonio, componente di vernici e gomme, arriva a superare di ben quattro volte il limite consentito. Il cobalto arriva a 38 e il massimo possibile è 20.

Nel servizio gli uomini della Forestale raccontano cosa accadde dieci anni fa. Nella zona vennero nascosti sotto terra materiali tossici in grande quantità. 20 tonnellate sversate, spalmate con le macchine operatrici e ricoperte. Nel documentario Federico Grazioli, presidente di Agriconsulting spa e amministratore dei terreni confinanti a quelli dello sversamento, assicura che non c’è produzione agricola nell’area. Ma le immagini mostrate raccontano altro.





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