ANNO 14 n° 120
''Varerò subito una giunta lavoratrice''
Il neo sindaco: ''Mi insedierò a Palazzo dei Priori, non in quello del Podestà''.
11/06/2013 - 00:02

VITERBO – ''Mi insedierò nella sala rossa, a Palazzo di Priori, e non nel Palazzo del Podestà, dove è stato trasferito l’ufficio del sindaco negli ultimi anni. Palazzo dei Priori evoca la storia di Viterbo, quello del Podestà potrebbe prestarsi a interpretazioni ambigue''. Leonardo Michelini, nuovo sindaco di Viterbo, è appena giunto a piazza del Plebiscito, dove sono adunati i suoi supporter per festeggiare la storica vittoria del centrosinistra. E subito dopo aggiunge: ''Non appena mi sarò insediato, formerò una giunta lavoratrice, composta da gente esperta, premiata dagli elettori''.

Tra i più entusiasti, il capolista del Pd Francesco Serra, ''armato'' di bandiera di bottiglia di spumante. E’ la prima volta che il Pd potrà sedersi sugli scranni della maggioranza. Ma è soprattutto la prima volta che un partito in cui militano ex comunisti avrà un ruolo di governo in città. Ed è emblematico che a portarceli sia stato un ex democristiano, quel è Michelini. Anche se la sua militanza nello Scudo crociato è ormai datatissima. Per tutto la durata della prima Repubblica, il Pci prima e il Pds poi sono stati relegati all’opposizione. L’egemonia democristiana è infatti durata ininterrottamente dal 1946 al 1995. Giuseppe Fioroni, sorridente e un po’ commosso, è stato l’ultimo sindaco targato biancofiore. Ed era in piazza a festeggiare la vittoria.

Il neosindaco, quando arriva tra gli applausi sotto Palazzo dei Priori non sa ancora bene la percentuale di voti ottenuti: “Siamo intorno al 60%” risponde a chi gli chiede i risultati definitivi del ballottaggio. Qualcuno gli fa presente che è al 62,86% e che Marini si è fermato al 37,14, ma lui non fa una piega: ''L’importante era vincere e così è stato'' taglia corto mentre stringe mani, riceve baci e un diluvio di congratulazioni. C’è perfino tanta gente in fila che gli chiede di fotografarsi con lui.

A guastare la festa agli stati maggiori del centrosinistra non basta la bassa affluenza alle urne: il 50,79%. Per Michelini, al turno di ballottaggio, hanno votato 16.514 elettori su 53.415. Se la percentuale venisse calcolata sugli aventi diritto e non sui partecipanti al voto, si otterrebbe il 30,91%. Di fatto, ha votato per lui poco più di un terzo dei viterbesi.

Questo dato, sul quale il centrosinistra e lo stesso Michelini dovranno riflettere con attenzione, rende ancora più cocente la sconfitta del sindaco uscente e del centrodestra. Marini ha infatti riportato 9.759 voti, pari al 37,14%: anche in questo caso, se la percentuale venisse calcolata sul numero complessivo degli elettori e non sui voti espressi, scenderebbe al 18,27%. Molto meno di quanto ottennero al primo turno dai partiti e dalle liste che lo sostenevano: Pdl 16,61%, Fratelli d’Italia 8,07%, Ego Sum Leo 1,65, Civica per Viterbo 1,49%, per un totale del 27,82%. Senza tener conto dei voti che avrebbero dovuto arrivargli dai vari apparentamenti, un altro 10,09%. Se è in parte vero che, come ha dichiarato Giovanni Arena, l’unico a presentarsi ai giornalisti, la sconfitta di Marini è in larga misura frutto della diserzione in massa dei seggi, è altrettanto vero che i partiti del centrodestra, soprattutto il Pdl, hanno perso ogni appeal.

Ma oltre a riflettere sulla sua scarsa attrattività, il centrodestra, sonoramente bastonato in tutta Italia, dovrà, se ne sarà capace, fare un profonda autocritica al suo interno. Le divisioni, i veleni corsi a fiumi, le pretese e la boria di personaggi di quarta o quinta fila, hanno di fatto paralizzato l’amministrazione Marini, che già non brillava di suo. Rimpasti di giunta, riassetti di maggioranza, attacchi anche sul piano personale al sindaco sono stati una costante negli ultimi 5 anni. I risultati, quindi, non potevano che essere quelli che sono stati.

Ora tocca a Michelini, colui che ha saputo incarnare la voglia di cambiamento espressa dalla città. ''Non dobbiamo, non possiamo deludere i viterbesi e noi stessi'' ha detto parlando a piazza del Plebiscito su un trattore zeppo di bandiere della Coldiretti, la sua vera arma vincente. E giù buoni propositi: arsenico, lavoro, centro storico e via di questo passo. Non resta che aspettare….





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