ANNO 14 n° 119
Il Bulicame sullo sfondo della Pietą
La scoperta dello storico dell'arte Andrea Alessi suffragata da Claudio Strinati
21/12/2013 - 02:01

VITERBO - Il Bulicame, la porta dell'Inferno secondo Dante Alighieri, è lo sfondo della Pietà di Sebastiano del Piombo, alla quale ha collaborato anche Michelangelo Buonarroti, collocata nella pinacoteca del museo civico del capoluogo e, fino al 6 gennaio prossimo, esposta nella Sala Regia di Palazzo dei Priori, insieme con La flagellazione, altro capolavoro di Del Piombo. La scoperta è stata compiuta nel 2007 dallo storico dell'arte viterbese Andrea Alessi e suffragata da Claudio Strinati, all'epoca soprintendente speciale del Polo museale di Roma.

Alessi ha sottoposto la Pietà, uno dei primi notturni della storia della pittura, ad un accurato e documentato studio da cui emergono sia il significato profondo del celebre dipinto, sia la posizione dell'artista, misterioso e controverso, nell'ambiente del tempo. In particolare, Alessi ha individuato come lo sfondo della pala, dipinta su incarico di Giovanni Botondi per la chiesa di San Francesco alla Rocca a Viterbo, sia reale e corrisponda alla zona del Bulicame, fin dall'epoca etrusca adibita a terme e da sempre nota per le sue acque sulfuree.

''Dunque è proprio così - ha scritto Strinati – la Pietà, desolata e dolente, è posta sul labile e terribile confine tra l'Inferno e il Paradiso. Alessi ha spiegato con definitiva chiarezza come lo sfondo del quadro sia il Bulicame di Viterbo, la porta dell'Inferno secondo Dante Alighieri''.

Alla Pietà di Sebastiano Luciani detto del Piombo e di Michelangelo Buonarroti, un grande capolavoro realizzato a quattro mani tra 1512 e 1516, la casa editrice Electa, nel 2007, dedicò un volume curato dallo stesso Alessi. L'autore propone un punto di vista nuovo sull'argomento, sostenendo appunto, che lo sfondo della pala corrisponda alla zona termale della città: il Bulicame.

Nel volume, Alessi affronta anche il tema del rapporto tra Sebastiano e Michelangelo Buonarroti. I due argomenti (il rapporto tra i due artisti e l'ambientazione dell'opera) vengono filtrati attraverso l'interpretazione fornita dalla Divina Commedia di Dante Alighieri, ma l'autore raccoglie anche le testimonianze di antichi restauri e si sofferma sulle figure del Cristo e della Madonna: il primo privo di stigmate sul costato, la seconda dolente e di età matura.

La Pietà di Sebastiano, eseguita nel momento dell'acuta tensione tra curia romana e dottrina agostiniana, affronta, in termini figurativi oscuri e tormentosi, il tema michelangiolesco della vittoria e della sconfitta. Il Cristo infatti non ha nulla a che fare con la figura del Redentore Vittorioso sulla morte formulata da Michelangelo nella Pietà di San Pietro. L'ingresso degliInferi, retrostante alle figure, infatti, proietta una sinistra e inquietante luce su un Cristo che non appare disceso dalla Croce ma è invece esposto al rischio del tormento e della notte.





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