ANNO 14 n° 110
Femminicidio Canino
pena ridotta a 14 anni
per l'omicida di Elena
Ieri la sentenza della Corte d'appello
Soddisfatto l'avvocato Celestini
25/05/2016 - 02:01

ROMA – (fla. lud.) Pena ridotta in appello a 14 anni per Gheorghe Dimitri, il 41enne reo confesso dell’omicidio della compagna Elena Spingu, avvenuto il 22 settembre 2014, e condannato in primo grado a 30 anni. Lo hanno stabilito ieri i giudici della Corte d’Appello di Roma. Il procuratore generale ne aveva chiesti 20 in considerazione delle attenuanti generiche, i giudici hanno anche escluso l’aggravante della gelosia come futile motivo e ridotto quindi la pena a 14 anni di reclusione.

Soddisfatto l’avvocato del 41enne, Serena Celestini: ''Felice perché i giudici hanno accolto in pieno il mio ricorso e felice, soprattutto, perché è stata applicata la legge. Soddisfazione, ovviamente, anche da parte del mio assistito che ieri era presente in aula e che, come ha fatto per tutti questi mesi, continua a ripetere di non capacitarsi di quel gesto''.

I fatti. Sono le 22,30 circa del 22 settembre di due anni fa quando Dimitri rientra a casa e trova Elena - la compagna, anche lei di origine romena, con cui divideva da un paio di mesi l’appartamento al civico 31 di via Giannini, a Canino – sdraiata sul letto. Sembra che lei avesse da poco ricevuto un sms da parte dell'ex marito e così i due iniziano a discutere fino a quando il 41enne perde la testa: va in cucina, prende un coltello e la colpisce ripetutamente al petto, al collo e al viso. Almeno 7 i fendenti che raggiungono e uccidono Elena. E proprio mentre lei è agonizzante, riversa sul letto, Gheorghe Dimitri ha il primo momento di ravvedimento ed è lui stesso a chiamare il personale sanitario del 118 e i carabinieri. Soccorsi a cui, senza neanche specificare chi fosse e dove si trovasse, avrebbe solo ripetuto, in evidente stato di alterazione, ''Ho fatto un casino''. Poi confessa tutto subito ai militari e al gip Francesco Rigato, che poi convalida il fermo.

Un omicidio d’impeto per il quale, il 23 ottobre scorso, presso il tribunale di Viterbo, il bacciante romeno era stato condannato a 30 anni. Il pm ne aveva chiesti 18 ma il giudice Stefano Pepe, che non ha ammesso la perizia psichiatrica sull’imputato richiesta dalla difesa, partendo dall’ergastolo l’aveva condannato al massimo della pena prevista, diminuita solo per il rito abbreviato. Una sentenza che aveva lasciato amareggiato l'avvocato Celestini, sia per non aver ottenuto la perizia sul suo assistito, nonostante una certificazione dello psichiatra di parte attestasse un forte disturbo della personalità, ma anche per la pena in sé, a fronte della richiesta della procura della Repubblica.

Ha quindi presentato ricorso in appello e ieri è arrivata la sentenza dei giudici che, come detto, hanno ridotto la pena a 14 anni. Si sono presi trenta giorni per depositare le motivazioni e, fra un mese circa, quindi, si saprà se il procuratore generale depositerà o meno il ricorso in Cassazione.





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