ANNO 14 n° 117
Femminicidio Canino, ''E' pentito, non riesce a darsi pace''
Parla l'avvocato Serena Celestini, difensore di Gheorghe Dimitri Sofian
09/10/2014 - 01:22

VITERBO – E’ sconvolto e non si dà pace per quello che ha fatto Gheorghe Dimitri Sofian, il 47enne di origine romeno che la sera del 22 settembre ha ucciso con almeno sette fendenti al petto la compagna, Elena Stingu, e poi ha confessato tutto prima ai carabinieri, poi al gip Francesco Rigato. E da quella notte è rinchiuso nel carcere di Mammagialla con l’accusa di omicidio volontario.

''Il mio assistito è ancora sotto shock – spiega l’avvocato Serena Celestini -, è pentito, sta male, non riesce a dormire. Sta facendo i conti con quello che ha fatto e non si capacita di aver avuto quella reazione inconsulta''. E infatti gli inquirenti, che hanno ricostruito dinamica e movente, dal principio l’hanno definito un omicidio d’impeto: l'uomo, in preda all'alcol e accecato dalla gelosia, ha litigato con la compagna dopo che la stessa aveva ricevuto un sms del suo ex compagno. Allora il bracciante si è recato in cucina, ha preso un coltello e ha colpito a morte la donna con sette fendenti tra collo, petto e torace.

“Non c’è giorno che non pensi a quella scena – continua il suo avvocato –, è molto provato, per questo in carcere è assistito costantemente da uno psicologo”. Sulla strategia difensiva l’avvocato però non si sbilancia: “Sto ancora valutando quale strada intraprendere, ma ovviamente escludo di avanzare alcuna istanza”. A breve, in ogni caso, dovrebbe aprirsi il processo che, presumibilmente, avverrà con rito immediato.

Su Gheorghe Dimitri Sofian pende poi un altro procedimento, quello per maltrattamenti e abusi su minore, per cui il prossimo 19 novembre il bracciante romeno comparirà di fronte al gup. I fatti risalgono al periodo che va dal 2010 al 2012, quando il romeno era legato a un’altra connazionale. Per due anni la donna avrebbe subito botte, minacce e insulti di ogni genere da parte del 47enne. Non solo. E’ anche accusato di aver abusato sessualmente della figlioletta di lei, che all’epoca aveva sei anni. In corso d’incidente probatorio la testimonianza della bambina è risultata attendibile e ha convinto la procura a chiedere il rinvio a giudizio.

''Lui nega categoricamente – ha concluso l’avvocato Celestini –,ha sempre detto di essere innocente in merito a quest’altra accusa ma non sono io ad assisterlo in questo procedimento''.





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