ANNO 14 n° 117
Si torna a parlare di provincia Etruria
Un'altra ipotesi sarebbe l'accorpamento con Rieti per dare vita alla Tuscia-Sabina
21/07/2012 - 04:00

VITERBO – Con 321mila abitanti e 3.612 chilometri quadrati di superficie, la provincia di Viterbo possiede uno solo dei due parametri fissati ieri dal consiglio dei ministri nella’ambito del piano di riordino delle province (350 mila abitanti e più di 2.500 chilometri di territorio). La Tuscia si colloca quindi in una sorta di limbo: o si accorpa o scompare.

Ci sono tuttavia i presupposti affinché si salvi dal decreto sulla revisione della spesa. E se ben giocata, la partita del ''rimpasto'' potrebbe conferirle una forza che finora non ha mai avuto: la costituzione di una provincia bipolare che metta insieme Viterbo e Civitavecchia. Ipotesi peraltro già discussa nei primi anni Novanta del secolo sorso, quando la città portuale aspirava a diventare capoluogo ed era in discussione la nuova legge sulle autonomie locali. Qualcuno aveva anche coniato il nome: Etruria.

La provincia dell’Etruria superebbe i 500mila abitanti. Avrebbe un litorale considerevole, da Civitavecchia a Pescia Romana, attraverso Tarquinia e Montalto di Castro. Soprattutto avrebbe il porto crocieristico più importante del Mediterraneo che, viepiù, ambisce a conquistare il primato anche nel traffico merci. E conserverebbe tutte le peculiarità dell’attuale provincia di Viterbo, tutt’altro che trascurabili. Senza contare che il suo peso politico-amministrativo sarebbe enormemente superiore all'attuale, di fatto inesistente.

Resta da vedere se Civitavecchia voglia recidere il cordone ombelicale che la lega a Roma. Ad indurla a farlo potrebbe essere la costituzione dell’area metropolitana della Capitale, come impone la revisione della spesa. A quel punto, infatti, anche l’intera Regione Lazio diventerebbe una ciambella con un grosso buco e quasi nulla intorno. Anche l’attuale provincia romana, infatti, verrà assorbita dall’area metropolitana.

A quel punto, Civitavecchia avrebbe due strade da percorre: infilarsi nell’area metropolitana, diventando di fatto un municipio di Roma, oppure tentare una nuova avventura ''alleandosi'' con Viterbo per dare vita a una nuova provincia. L’Etruria, appunto.

Se l’operazione non dovesse riuscire, a Viterbo resterebbe anche un’altra strada da percorrere, senza’altro meno allettante: accorparsi con Rieti, altra provincia laziale che ha il territorio sufficiente ma non gli abitanti e che quindi è destinata a scomparire. Nascerebbe così la provincia Tuscia-Sabina. Ma nemmeno questa ipotesi sarebbe semplice da concretizzare. Il presupposto essenziale, infatti, è che reatini accettino di farsi ''accorpare'' e, soprattutto, accettino di immolare ogni forma di campanilismo per diventare ''viterbesi''. E’ anche vero che basterebbe l’adesione di una parte dei comun dell’attuale provincia di Rietii, ad esempio quelli confinanti, per permettere a Viterbo di raggiungere quota 350mila residenti e mettere in salvo Palazzo Gentili.

Stando al provvedimento approvato ieri dal consiglio dei ministri, delle 110 province italiane se ne salverebbero 43 e altre 10 verrebbero assorbite dalle città metropolitane. Tutte la altre saranno soppresse o dovranno fondersi tra loro per sopravvivere, anche se sotto altra ''specie''.

 





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