ANNO 14 n° 119
L'ira di Polverini: ''Il Lazio perde tre province'' - Grattarola (Pd): ''Decisione devastante'' - Meroi: ''Monti non conosce realtā territori'' - Lega Federalista: ''Taglio province č dannoso e pericoloso''
21/07/2012 - 04:00

VITERBO - ''L'Italia non è un deserto dove i confini si possono determinare con un semplice tratto di penna ma il Governo, purtroppo, sembra pensarla diversamente: proveremo a fargli cambiare idea, forti dell'appoggio bipartisan dei parlamentari, deputati e senatori, del Lazio''.

Così la governatrice del LazioRenata Polverini ha commentato quanto deciso ieri dal consiglio dei ministri sul riordino delle Province.

''Con i nuovi criteri - aggiunge - al danno si è aggiunta, almeno per quanto riguarda il Lazio, anche la beffa: rischiamo di perdere la provincia di Viterbo per 30mila residenti in meno del necessario e quella di Latina per 49 chilometri quadrati in meno di quanto stabilito con il decreto. Rieti, invece, avrebbe chilometri quadrati in abbondanza, ma non abbastanza abitanti secondo una proporzione che non risponde né a logiche di risparmio concrete e realistiche, né a criteri storici, economici o sociali''.

Ad avviso di Polverini, ''persino Frosinone, che pure avrebbe tutti i requisiti sanciti dal decreto odierno, si salverebbe in modo virtuale, considerato che perderebbe il capoluogo. Spero comunque - conclude la governatrice - che si possa lavorare a qualche piccola modifica di buon senso, che raccolga le istanze dei nostri territori e la volontà di tutte, o quasi, le forze politiche presenti in consiglio regionale.

Pubblichiamo gli interventi di Federico Grattarola, capogruppo Pd a Palazzo dei Priori e di Marcello Meroi, presidente della Provincia di Viterbo, sul riordino delle province italiane approvato ieri dal consiglio dei ministri. 

VITERBO - I criteri sulla base dei quali saranno soppresse le amministrazioni provinciali sembrano ormai definiti. Si ha l’impressione, ma a questo punto è certezza, che tutta la politica si disinteressi totalmente di questo argomento lasciando mano libera al governo.

L’effetto sarà devastante per i territori e per la gente e il risultato aspettato e sperato, per niente scontato. Se a tutto questo aggiungiamo il disegno di legge sul nuovo sistema elettorale delle Province, allora credo che la politica tutta dovrà assumersi la responsabilità di aver smantellato il sistema democratico fondante dell’Italia.

Sì. Perché è la resistenza degli enti locali e territoriali come i Comuni e le Province, malgrado si faccia del tutto per renderli inermi e inoperosi, che sta alleggerendo, in un contesto di estrema difficoltà, il forte disagio delle famiglie e dei territori.

Certo, mi rendo conto che dire queste cose oggi è impopolare. Ma chi come noi vive la quotidianità della amministrazione sa che si sta facendo di tutto per determinare un centralismo distante dai cittadini, con il conseguente allontanamento dei luoghi delle decisioni e la impossibilità di controllo dei cittadini stessi. Oggi che c’è l’oggettiva necessità di attribuire funzioni istituzionali ai livelli bassi della scala gerarchica in attuazione al principio della sussidiarietà, ci stiamo ulteriormente allontanando dalle reali necessità della gente e dei territori.

Quello che sta accadendo, nell’indifferenza più totale, e nascosto dietro a un illusorio risparmio per lo Stato rappresenta semplicemente il contentino dato in pasto all’antipolitica per distogliere lo sguardo dai veri centri di spreco che sfuggono al controllo dei cittadini e alimentano il sottobosco della politica e di ciò che vi gravita attorno.

Sparare nel mucchio è diventato uno sport di massa, ma non serve coraggio per questo. Serve coraggio, invece, per iniziare a dire cose che paiono impopolari o, ancor peggio, che quasi tutti (spesso in modo bipartisan) tacciono perché attengono a quegli spazi d’ombra dove la politica, le lobbies, il potere coltivano i loro piccoli o grandi interessi.

Serve coraggio per dire a gran voce che è necessaria una profonda riforma di tutto l’apparato della pubblica amministrazione. E che non è con l’abbattimento del numero dei consiglieri comunali nei Comuni e con l’abolizione delle Province che si risolvono i problemi. Tutt’altro. Si complica ulteriormente l’esistenza di persone alle quali oggi, più che mai, lo Stato dovrebbe semplificare la vita se non altro per consentire loro di dedicarsi anima e corpo alla ricerca di spiragli di luce in un quadro buio che non fa sperare.

Il vaso è colmo, se tutti i privilegi, quelli veri, non cessano l’Italia sprofonderà al di là della buona volontà del governo Monti e al di là dei buoni propositi. E’ necessario un tetto massimo per tutti i dipendenti pubblici, è necessario annullare tutti i privilegi che rendono l’Italia un Paese dove la disparità è legge. Come è possibile e pensabile una pensione di decine e decine di migliaia di euro al mese? Come è possibile che si chiedono enormi e non più tollerabili sacrifici alla gente e chi dovrebbe dare il buon esempio fugge con aria vaga come se tutto ciò che gli sta intorno non lo riguarda. L’Italia è di tutti e se stiamo in questa tragica situazione non possiamo ricercare le colpe da questa o dall’altra parte. Ci vuole un minimo di coscienza critica e dire ad alta voce che la politica tutta è responsabile di ciò che sta accadendo perché non ha mai dato l’impressione reale di voler bene a questo, ormai disastrato paese. Mai un passo che andasse nella direzione di toccare privilegi assurdi e impensabili. Mai una stretta.

Nel momento in cui l’autoreferenzialità della politica sta distruggendo il Paese, si persevera nel diabolico e poco lungimirante tentativo di allontanare le istituzioni dai cittadini abbattendo quei principi democratici e sacrosanti che rendono una democrazia più giusta e più equa.

Bisognerebbe far capire ai nostri governanti che la gente non sarebbe poi così lontana dalla politica se una semplice scintilla mettesse in moto lo scambio di idee, la voglia concreta e reale di cambiare le cose. E’ necessario alimentare le energie vitali di chi giornalmente risolve i problemi e si dà da fare mettendosi continuamente in discussione, in prima persona. Sentendo sulle spalle tutto il carico di responsabilità della comunità che rappresenta. E invece sta avvenendo tutto il contrario.

Un modus operandi, questo, ormai ricorrente che con la scusa della crisi e dell’antipolitica sta smantellando un sistema democratico collaudato e di fatto abbandona le comunità locali al loro destino.

E’ giunto il momento per la politica di dimostrare se agisce in linea alle esigenze del Paese reale o se ancora insegue dubbie e infondate chimere. E’ giunto il momento che alla necessità di efficienza corrisponda una reale trasparenza che non può certo essere garantita con una legge di riordino delle Province, con l’abolizione delle stesse, che effettua tagli solo ed esclusivamente alla democrazia.

E’ giunto il momento di dimostrare senso di responsabilità e non continuare nel gioco al massacro di scagliare l’onere dei costi della Politica sulle istituzioni Provincie e sui Comuni. I costi sono ben altri. Ma si sa è fin troppo facile scaricare su altri le proprie colpe. Con l’avvallo della politica tutta.

                       Federico Grattarola - Capogruppo Pd al consiglio provinciale

VITERBO - Devo dare atto al capogruppo del Pd, Federico Grattarola, di aver fatto un’analisi pienamente condivisibile in merito all’ormai scontata, ma non per questo meno scellerata, decisione del Governo Monti sulla soppressione delle province.

Proprio l’altro ieri in un mio intervento sull’incontro avvenuto lunedì scorso al Cal avevo avuto modo di criticare, nella sostanza e nel metodo, la definizione dei criteri con cui quei demagoghi e pasticcioni dell’esecutivo intendono accorpare territori di cui di fatto non conoscono nulla. E’ chiaro che le province vadano riordinate, lo diciamo da tempo, ma fare un pilatesco taglia e cuci delle realtà locali non servirà certo a eliminare chissà quale casta di privilegiati né a tagliare spese che sono già state ridotte al minimo. Semmai si taglieranno i servizi ai cittadini.

Trovo, pertanto, decisamente fuori luogo le dichiarazioni del presidente dell’Upi, Giuseppe Castiglione, che plaude all’iniziativa del governo. Il decreto varato da Monti non è altro che fumo negli occhi di un’opinione pubblica che, giustamente vuole dire basta a sprechi che vanno però cercati altrove.

In attesa che i banchieri che ci governano tornino negli uffici dell’alta finanza da cui provengono – mi auguro sinceramente che ciò accada il prima possibile, per evitare che concepiscano altri simili fallimentari decreti -, ritengo sia opportuna, oggi più che mai, una presa di posizione forte e congiunta da parte di tutti coloro che sentono di condividere esperienze a difesa delle autonomie locali al di fuori dagli schemi di una politica fatta da partiti incapaci, tutti, di tutelare la positiva azione delle comunità locali. In questo mi trovo totalmente d’accordo con il consigliere Grattarola e assicuro la mia presenza in prima linea per avviare insieme una battaglia condivisa in difesa della Tuscia.

                                          Marcello Meroi - Presidente della Provincia di Viterbo

L'intervento di Umberto Fusco, coordinatore provinciale della Lega Federalista

''Il taglio della Provincia di Viterbo è follia non possiamo credere che in un simile momento di incertezza e di preoccupazione si possa pensare di minacciare e prospettare ulteriori tagli, stravolgimenti, perdite di posti di lavoro''.

E’ negativo il giudizio di Umberto Fusco coordinatore di Lega Federalista Viterbo, sulla spending review che ha in programma di porre in essere il governo Monti. All’interno dei provvedimenti  è prevista l’abolizione della Provincia di Viterbo. Secondo Fusco la medicina dell’esecutivo tecnico non funziona: ''E’ in corso una guerra economica e, come in tutte le guerre stiamo assistendo a una macelleria sociale. E’ assurdo che un governo di professori per rispettare convenzioni di altri professori semini distruzione in tanti Paesi dell’Ue. La politica deve avere il coraggio di riprendere in mano la situazione. Alla fine di questa storia ci ritroveremo che le banche e gli speculatori della finanza ci avranno mangiato anche i soldi che con grandi sacrifici stiamo tirando fuori per far fronte a quanto deciso da Monti''.

''I tagli alle province riducono la rappresentanza democratica dei nostri territori e producono risparmi irrisori – continua Fusco - sui risparmi prodotti da questo provvedimento annunciato il professor Monti farebbe bene a leggere le cifre fornite da un freschissimo studio della sua Bocconi, secondo il quale i costi complessivi della politica di tutte le province possono essere quantificate in 122 milioni di euro. Altro che 500 milioni di euro, come vanno sostenendo. In questo momento tra l’altro si stanno facendo grandi errori. Si considerano come costi di un’azione soltanto quelli strettamente economici, numerici. Non si tiene conto di quanti posti di lavoro e quindi vite e quindi consumatori e quindi aziende subiranno gli effetti negativi di questi tagli. Senza considerare le difficoltà, la confusione e il disorientamento che si genera tra i cittadini. Anche questo ha dei costi e influisce. E’ roba che insegnano in qualsiasi corso base di economia. Pare che Monti stia guardando il mondo dallo specchietto retrovisore, mentre guida la macchina Italia. Il problema è che su quella macchina ci siamo anche noi e se finiamo fuoristrada o peggio ancora poi siamo noi a ritrovarci con le ossa rotte. Come Lega Federalista siamo contrari a modifiche del sistema delle Province, lo consideriamo economicamente poco rilevante e addirittura dannoso e pericoloso''. 





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