VITERBO - È totalmente incapace di intendere e di volere. La giovane mamma moldava di 35 anni, che uccise sua figlia soffocandola in bagno, non è in grado di autodeterminarsi.
A dirlo, questa mattina, il risultato di un incidente probatorio a porte chiuse davanti al gip Stefano Pepe. Due le perizie esaminate, quella del consulente dell'accusa Antonio Maria Lanzetti, da una parte, e quella del professore Marco Zanasi dell'Università di Tor Vergata, dall'altra.
Due consulenze, ma una stessa conclusione: la donna è totalmente incapace di intendere e di volere. Ma questo non basterà a salvarla dal processo. A breve verrà fissata un'udienza, anche se il suo esito risulterà abbastanza scontato: l'avvocato Mazzatosta, a difesa della moldava, chiederà per lei un giudizio abbreviato, depositando la perizia. Mentre per il pubblico ministero Franco Pacifici saranno due le strade percorribili: quella del giudizio immediato o quella del l'udienza preliminare. In entrambi i casu, con ogni probabilità, si giungerà ad un proscioglimento.
La giovane mamma, ricoverata a villa Rosa, non avrebbe ancora realizzato quanto avvenuto nel suo appartamento di Orte lo scorso 20 luglio: non si sarebbe resa conto di aver soffocato la piccola e di aver tentato di uccidere il fratellino.
Per questo sarebbe colpevole, ma non di certo imputabile. Si opterà quindi per una misura di sicurezza: un percorso di riabilitazione che possa aiutarla a superare questa sua totale incapacità, innescata, così come sottolinea il professor Zanasi ''da un trauma post partum''.
Lo stesso laminare romano che avrebbe messo a disposizione la sua professionalità a titolo totalmente gratuito: ''Si è trattato di una tragedia - ha commentato l'avvocato Valerio Mazzatosta - e il professore se ne è accorto: ci sono comunque ottime possibilità che, con un buon percorso, Mariana possa essere recuperata''.
Non rimane ora che aspettare la fissazione dell'udienza.