ANNO 14 n° 118
Nature morte, Sgarbi in formissima
Il critico d'arte all'inaugurazione della mostra ''La vita silenziosa delle cose''
''Quaranta opere di un genere che non tramonta mai''. Avanti fino al 30 gennaio
08/12/2015 - 14:42

di Andrea Arena

VITERBO – ‘'La vita silenziosa delle cose perché le cose vivono dopo di noi. Noi moriamo, le cose no’’. Lo diceva il Grande Argentino (Borges, non Maradona) e lo ripete oggi il Sommo Ferrarese, Vittorio Sgarbi, qui, in Sala regia, per inaugurare la mostra d’arte natalizia: quaranta nature morte, del Cinquecento al Novecento, un lasso di tempo che dimostra la tesi di cui sopra. Le cose sopravvivono agli uomini. Per un periodo più ridotto (fino al 30 gennaio) resterà aperta l’esposizione a Palazzo dei priori, prezzo del biglietto 5 euro, con riduzioni per varie fasce e categorie.

Clicca qui per vedere la giornata viterbese di Sgarbi

Sgarbi è l’attrazione, in questa mattina del dì di festa, ma si fa desiderare. E allora nel frattempo a richiamare l’attenzione ci pensa il consigliere comunale Filippo Rossi, che sbraita in mezzo a piazza del Comune tutta la sua contrarietà – filosofica, immaginiamo – contro le transenne che circondano l’albero di Natale. Divertente, molto divertente.

Poi arrivano sindaco e vice, reduci dal funerale della vigilessa Simona Cuccagna, e soltanto dopo ecco Vittorio, reduce dalla nottata alle Terme dei papi. Pantaloni di velluto rosso, saluta il senatore Ugo Sposetti (‘’Un comunista della prima ora’’), omaggia il prefetto, si mette sottobraccio all’amico assessore Giacomo Barelli, assiste al taglio del nastro. ‘'Bell’allestimento’’, dice all’architetto Gianni Cesarini. Poi tocca al sindaco parlare.

‘'Ringrazio Vittorio per la presenza, ma soprattutto per quello che fai per la cultura del Paese in generale, e per la nostra città in particolare – dice Michelini – Ci hai consentito di esporre la Macchina di Santa Rosa ad Expo, e gli effetti li stiamo vedendo: tantissimi turisti in città, televisioni e giornali nazionali che parlano di noi. Abbiamo ragione di credere che sia anche grazie a te’’.

Sgarbi incassa con stile: ‘'Io do a Viterbo ciò che Viterbo si merita’’. E di Expo ci sarà occasione di parlare presto. E’ la mostra quella che interessa. La spiegazione di Sgarbi è sublime: ‘’Questa mostra viene da palazzo Isimbardi, a Milano, e nasce dall’idea, sempre durante l’esposizione universale, di dimostrare che i più bei padiglioni di Expo fossero proprio i palazzi della città. E’ un percorso dal Cinquecento ad oggi attraverso le nature morte, che sono meditazione, memento mori, vita che non si esaurisce e che va oltre quella umana. Mi rendo conto che oggi s’inaugura il Giubileo, la cosa più straordinaria della chiesa, e forse dovevamo aprire la mostra il 2 novembre… Ma non è questo che conta. Qui ci sono molte cose interessanti, dalle opere lombarde che anticipano il cesto di frutta di Caravaggio, a Baschenis, che dipinge strumenti musicali, strumenti che non possono suonare perché sono dipinti. Perciò sono più veri del veri, non mostrano la realtà del violino, la musica, ma il violino stesso dipinto. O ancora, c’è la frutta, che ha un significato legato alla vita. La natura morta, paradossalmente, è un genere immortale: altri si sono esauriti, la tragedia, l’opera lirica, persino il romanzo ultimamente non si sente tanto bene, mentre la natura morta ancora esiste. Lo dimostra il fatto che il più grande pittore italiano del Novecento è Moranti, uno che dipinge le nature morte”.

Qui le immagini della mostra

Vittorio raccoglie gli applausi e poi schizza via, tra un quadro e l’altro, tra un abbraccio e l’altro alle creature femminili – che siano assessori della giunta Michelini o semplici studentesse adoranti – nella sala. Dice: '’Ho comprato una casa qui, nella Tuscia, e qui voglio tornare a vivere quando sarò vecchio, sempre che uno come me possa diventarci, vecchio’’. Sì che può, vecchio, inimitabile, Sgarbone. Ma speriamo che succeda tra mille anni.





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