ANNO 14 n° 120
''Con la riforma
diventiamo sudditi''
In 200 al convegno per il no
organizzato da Laura Allegrini (An)
28/11/2016 - 18:53

VITERBO - (e.c) ''Noi no''. Il no di Azione nazionale - movimento politico nato un anno fa dalle ceneri di Alleanza nazionale - alla riforma costituzionale. Quasi 200 persone ieri pomeriggio hanno partecipato all'iniziativa organizzata dalla nuova An all'Hotel Salus Terme per dire no al quesito referendario del 4 dicembre.

''La riforma è sbagliata, è fatta male - afferma l'ex senatrice Laura Allegrini, padrona di casa dell'evento -. Le Costituzioni servono per calmierare i poteri, per separare quello legislativo da quello esecutivo. Questa riforma mina la separazione dei poteri. Renzi dice 'ce la chiede il popolo', ma il popolo ha altri problemi, non la vuole. Specie perché fatta con una fretta non giustificabile, legata all'Italicum''. Un no secco nel merito e nel metodo. ''Non ci sarà semplificazione: le procedure si allungano, il Senato su 41 materie continuerà a legiferare - spiega la senatrice -. Non si risparmia neanche, perché le strutture restano intatte. Se voleva risparmiare davvero, Renzi non avrebbe diviso il voto sul referendum sulle trivelle dalle Amministrative. Quel voto doppio ci è costato 300milioni''. Non regge neanche, secondo Laura Allegrini, il discorso sulla stabilità. ''Quanto costa la governabilità? - chiede l'ex senatrice - Questa riforma svende la sovranità nazionale, per non parlare dei risvolti per l'elezione del presidente della Repubblica''.

Pronto un un filmato su quelle che sono ritenute le bugie di Renzi e sui temi cari ad An. Il video non va. ''Renzi ci boicotta'' scherza la Allegrini. Le immagini vanno. In platea, tra tanta gente, presenti i principali referenti del centrodestra viterbese: Daniele Sabatini (CI), Giulio Marini, Giovanni Arena, Claudio Ubertini (FI), Enrico Contardo (Noi con Salvini), Gianmaria Santucci (FondAzione). Al tavolo dei relatori insieme alla Allegrini i rappresentanti dei Comitati viterbesi per il no, Fabrizio Fortini e Andrea Stefano Marini Balestra. Poi il professor Mario Ciampi e gli ex parlamentari Gianni Alemanno e Domenico Nania. Ma anche un giovane, Federico Porciani (figlio di Nino, ex consigliere comunale) e una donna, Claudia Sanna, che non hanno mai fatto politica prima d'ora. Tutti in campo per il no.

Sovranità, identità, competitività. E' su questi temi che si articola il ragionamento di An per il no. Mimmo Nania mette in guardia su quello che si rischia se vince il sì. ''Siamo convinti che questa riforma rispetti la sovranità popolare e nazionale? Siamo sicuri che l'Italicum riconsegni la sovranità ai cittadini?''. Secondo An la risposta è no. ''Il bicameralismo paritario per tante materie rimane così com'è - aggiunge il professor Ciampi -. Questa riforma complica il processo legislativo e la conflittualità tra Camera e Senato e non comporta risparmi, togliendo però agli italiani il diritto di voto agli italiani. Il Senato sarà trasformato in un dopolavoro per sindaci e consiglieri regionali''.

''Azione nazionale vuole far sentire la voce della destra nella battaglia referendaria - dice Alemanno -. Nella riforma è nascosto l'obbligo ad approvare direttive dell'Unione Europea: fino ad ora siamo solo stati impegnati a tenerne conto, ma con la riforma l'articolo 55 impone obbligo di approvarle. Un pezzo della nostra sovranità viene svenduto alla UE, diventiamo sudditi dell'Europa. Non esiste neanche nella Costituzione della Grecia una cosa simile''. C'è un equivoco di fondo, secondo Alemanno. ''Renzi vuole farci credere che il Paese è bloccato per la troppa democrazia - dichiara -, per la troppa partecipazione. Ma le scelte sul fiscal compact, sull'austerità europea e sugli aiuti alle banche lo avete scelto voi o ce lo hanno imposto dall'alto? In questo quadro Renzi incatena l'Italia all'Europa. Ma la democrazia è un fatto nazionale, è legata alla storia e all'identità di un popolo''.

''Rischiamo di consegnare il Paese ai 5 stelle'' chiude, prima di un passaggio sul tema dell'immigrazione. ''Stiamo diventando il laboratorio della sostituzione etnica - conclude -, solo i 7% sono profughi, il resto è gente che viene qui e non resta a combattere per il proprio paese. Noi a questo diciamo no''. 

''La Costituzione non si cambia con questa leggerezza, diceva Calamandrei - conclude l'incontro Laura Allegrini -. Renzi non è un costituente, lui e suo Governo non lo sono. I principali sponsor del no sono il premier Renzi e il ministro Boschi: chi di Costituzione ferisce di Costituzione siamo certi perirà''.





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