ANNO 14 n° 120
Acqua senza limiti alle Terme dei Papi, la Regione impugna la sentenza del Tar
10/02/2014 - 02:00

VITERBO - E' pressoché pronto il ricorso della Regione Lazio contro la sentenza del Tar che, di fatto, ha riconosciuto alla famiglia Sensi, concessionaria delle Terme dei Papi, l'uso illimitato dell'acqua del Bulicame. I legali incaricati dalla giunta regionale, secondo quanto si è appreso, tenteranno di smontare il provvedimento dei giudici amministrativi facendo leva su alcune ''palesi incongruenze''.

Ad avviso dei legali della Regione, infatti, pur essendo indiscutibile che in sede di contrattazione integrativa (passaggio quest'ultimo i cui risvolti sono tutti da approfondire) il Comune di Viterbo concesse ai Sensi un approvvigionamento d'acqua termo-minerale nei quantitativi necessari al corretto funzionamento dello stabilimento. Ma Palazzo dei Priori aveva una concessione di circa 25 litri al secondo con i quali, tra l'altro, doveva mantenere anche il livello della ''caldara'' del Bulicame, il cui sopravanzo è destinato all'alimentazione delle piscine pubbliche. Quindi, sostengono i legali della Regione, l'esatta interpretazione della contrattazione integrativa con i Sensi non può che essere contenuta nei limiti dei 25 litri al secondo nell'effettiva disponibilità del Comune.

Altro punto che i legali sottoporranno al Consiglio di Stato riguarda la captazione dell'acqua da parte delle Terme dei Papi. Il vecchio stabilimento comunale, disponeva di un ''pozzetto'' che garantiva tra i 7 e i 9 litri al secondo. ''Pozzetto'' che i Sensi avrebbero reso più profondo, intercettando così la vena che alimentava il vicino stabilimento delle ex Terme Inps, chiuso dal 1993, lasciandolo di fatto a secco. Acqua che era esclusivamente nelle disponibilità della Regione e non può in alcun modo essere utilizzata dalla famiglia Sensi nè da altri. E non poteva essere oggetto della contrattazione integrativa tra il Comune e gli stessi Sensi quando si aggiudicarono la gestione quarantennale delle Terme dei Papi e con essa l'obbligo di costruire il nuovo stabilimento.

I legali, inoltre, ritengono che la disponibilità illimitata dell'acqua del Bulicame riconosciuta ai Sensi dal Tar, ancorché infondata, arrecherebbe un danno gravissimo, forse irreparabile, al patrimonio regionale, in quanto impedirebbe la riapertura dell'ex impianto Inps, di proprietà al 50% della stessa Regione e al 50% del Comune.

Senza acqua, infatti, quello che una volta era il più grande impianto pubblico d'Europa, rimarrebbe una struttura fatiscente e di fatto inutilizzabile, almeno a scopi termali.





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