ANNO 14 n° 117
Punk forever, Un pompelmo e un panino
>>>>>> di Massimiliano Capo>>>>>>
20/05/2013 - 04:00

VITERBO - Pensierino per cominciare bene il lunedi: ‘’Nel giro delle idee capita spesso come in quello delle strade. Quando ci si comincia ad abituare, nella nostra quotidiana passeggiata, a prendere una via, non si sa più mutarla.’’ Ecco, perdiamoci che è meglio.

Inizio a scrivere connettendomi a Spotify cercando i Gaznevada. Deciso a parlare di Bologna, di Tondelli, della fine dei settanta e dell’inizio degli ottanta. Gli anni, intendo. E alla terza riga già mi sono perso. Riprendo.

Gaznevada e Andrea Pazienza. Musica e poesia, dire solo fumetto non rende. Per chi ha qualche anno sono nomi noti, per il resto della truppa si può cominciare da qui: http://www.andreapazienza.it/ e da qui: http://www.shake.it/index.php?id=608&tx_ttnews%5Btt_news%5D=107&tx_ttnews%5BbackPid%5D=234&cHash=4a409b003a.

E per colonna sonora, ma giusto per le prime cinque righe; eccola qui, un piccolo classico: http://www.youtube.com/watch?v=hWLFWTtvCRY.

E da qui partite alla ricerca dei rivoli delle suggestioni dei ricordi delle scoperte che la rete consente di attivare o riattivare.

Sarà per questa primavera che non arriva, per le nuvole grigie e la pioggia che minaccia ogni momento di cadere, per Pazienza che oggi avrebbe 57 anni se non fosse morto a 32 ormai nel lontanissimo 1988, per Luigi Pintor (gugolare please) che è morto da dieci anni proprio in questi giorni, ma questo mio modestissimo tentativo di cartografare quello che mi gira intorno stavolta ruota (liberamente) dalle parti della memoria.

Le (mie) madeleine (odierne) si chiamano Penthotal Zanardi Pompeo Aficionados Cannibale Pertini, le poesiole, le struggenti dichiarazioni d’amore l’acqua blu mi spettina i diti di Pazienza, Mamma dammi la benza dei Gaz, gli Skiantos, Il Ranxerox di Tamburini e Liberatore.

Si chiamano, le madeleine, anche Servabo, La signora Kirchgessner, Il Nespolo, I luoghi del delitto; i quattro meravigliosi libri pubblicati sul finire degli anni 90 e i primi del duemila, tutti disincanto ed intelligenza, da Bollati Boringhieri e scritti dal Pintor di cui sopra.

Ma torniamo a Bologna.

A guidarmi come sempre il Tondelli di Un week end postmoderno e di Altri libertini. Il Tondelli a cui ho dedicato qualche riga la scorsa settimana e che andrebbe riletto. Tutto.

La Bologna della redazione di Cannibale, della Traum Fabrik, della scuola di fumetti Zio Feininger, del gruppo Valvoline, di Igort, di Mattotti, e poi di Frigidaire, di Frizzer, di Tempi Supplementari, quella raccontata da Filippo Scozzari nel suo imprescindibile Prima pagare, poi ricordare ripubblicato qualche anno fa da Coniglio Editore.

Dentro ci sono le energie punk di un gruppo di ragazzi con le antenne accese sulla loro generazione e su quelle limitrofi, in grado di raccontarle in presa diretta come nessun altro, prima e dopo. E per avere la misura di quanto queste antenne fossero sensibili basta osservare quanta distanza corre tra quelle tavole e il racconto che, per esempio, il cinema, tra gli altri, ha fatto di quelli stessi anni. Più o meno la stessa distanza che corre tra la vita e una stanca rappresentazione in un teatrino amatoriale della più sperduta provincia.

I Savages sono un gruppo londinese post-punk e hanno realizzato un album molto bello che si intitola Silence Yourself. Qui trovate la traccia d’apertura: http://www.youtube.com/watch?v=FuIB8HEmnoY. Una voce e un suono che assomiglia a quella della vecchia e amata Siouxsie (and the Banshees) (gugolate pure loro e non ve ne pentirete). Ne scrivo anche perché hanno vinto il premio della band più anti social network dell’anno. Prima dei loro concerti chiedono, senza troppa cortesia, di non postare foto su Instagram, di non mandare tweet, di non postare su facebook. Insomma concentratevi sulla musica. E stop.

Nel 1977 le edicole francesi prima e le italiane a seguire hanno visto comparire nelle proprie vetrine, di solito quelle sul retro, protette alla vista di borghesi e bambini, un fotoromanzo che ha cambiato la storia, almeno quella del porno. Si chiamava, centopagine in un bianco e nero deciso, Supersex, e raccontava la storia di un alieno proveniente dal pianeta Eros che si impossessa del corpo di un tenente prima assegnato alla polizia metropolitana di Parigi e poi alle forze speciali interpretato magistralmente dall’indimenticato Gabriel Pontello.

In rete, disattivando la modalità di ricerca sicura di Google, ne trovate tracce copiose. In coda alla storia principale, si ricordano le pagine dedicate alle pornosorelle detective Magika e Magika jr interpretate da una giovanissima Cicciolina e da Platinette. Grido di battaglia del sempre pugnace Supersex era l’insuperato Ifix Tcen Tcen, che poi è diventato anche il nome di un gruppo (non a caso) hardcore punk nostrano.

Sempre nel 1977 e sempre a Bologna il clima era assai caldo ed era febbraio e poi marzo. Caldo politicamente e creativamente come abbiamo appena visto. Chi voglia saperne di più, può affidarsi ad un libro bellissimo e coinvolgente nato su facebook e diventato di carta solo dopo. Esce a firma di Enrico Scuro, fotografo del movimento (del 77), che ha cominciato a pubblicare sul social network di Zuckerberg una serie di album di foto di quell’anno chiedendo a chi si riconosceva di taggarsi e di aiutare a ricostruire le occasioni dei diversi scatti. Ne è nato un dialogo virtuale ricco di storie che il libro riproduce per come sono uscite sul web. E quegli album sono nel frattempo cresciuti come i commenti. Con la carta ad inseguire il web in un percorso collettivo di condivisione, poetico ed affascinante. E non solo per chi ha nostalgia del tempo che fu.

Chi vuole cominciare il percorso nei ricordi o nella storia può farlo da qui:

https://www.facebook.com/scuro.enrico/photos_albums

il libro invece è questo:

http://www.ibs.it/code/9788880008927/scuro-enrico/ragazzi-del-una.html

Seconda metà degli anni ottanta. Comincia a imperversare la pubblicità del SanBitter, pronuncia rigorosamente alla francese. Gli spot finivano tutti rigorosamente con lo slogan: un SanBitter, c’set plus facile!

Ora pensate a un posto ristoro in mezzo ad una landa deserta e caldissima con i due protagonisti all’interno (noi vediamo solo le nuvolette col testo): il cliente chiede al proprietario un pompelmo e un panino. E il proprietario risponde con la calma del protagonista dello spot (o almeno io me lo immagino così): un pompino, sèplufasil. L’autore è Andrea Pazienza e il suo sarcasmo liberatorio è stato quello di chi ha sempre ventanni.

E così anche il titolo di queste righe trova un senso.

Foto di Lorenza Fruci





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