ANNO 14 n° 119
Punk forever, Conoscere o dell'enciclopedia
>>>>di Massimiliano Capo <<<<<
12/08/2013 - 00:14

di Massimiliano Capo

A me i mei da piccolo mi hanno comprato l’enciclopedia.

A me i miei da piccolo mi hanno comprato l’enciclopedia Conoscere (questa: CLICCA QUI).

A me i miei da piccolo mi hanno comprato l’enciclopedia Conoscere che era piena di figure di animali cose e persone e dentro c’erano tutti i segreti del mondo e la risposta ad ogni domanda. Anche a quelle che non mi ero mai fatto e mai mi sarei fatto se i miei da piccolo non mi avessero comprato l’enciclopedia Conoscere.

Insomma io a quattro anni e poco più io l’enciclopedia Conoscere l’avevo letta tutta e sapevo le pagine a memoria e pure le figure e la sfogliavo sempre perché mi piaceva sapere le cose anche se non lo dicevo a nessuno.

Perché io a quattro anni ero timido come a venti a trenta e anche a trentacinque. Poi no, ho smesso. E ora non sono più timido e non leggo più l’enciclopedia Conoscere ma ce l’ho ancora perché lì ci sono tutte le risposte. Casomai mi facessi ancora domande.

Insomma.

Insomma io a quattro anni stavo sempre con nonnaada. Tuttattaccata. E anche a cinque e anche a trenta e anche un po’ dopo finchè non è volata via e io mi sono arrabbiato perché lei non doveva andare via mai perché io non ci so stare senza. Ma questa è un’altra storia e nemmeno nell’enciclopedia Conoscere ho trovato la risposta che cercavo su quelli che volano via e quelli che restano e gli mancano sempre e sempre di più.

Insomma. Io a quattro anni e dopo stavo sempre con nonnaadatuttattacata. E con lei facevo le cose. Tutte. Lei dipingeva, una volta. E i suoi quadri ancora li ho. E sono bellissimi. E io disegnavo e dipingevo perché nonnaada a me mi faceva fare tutto quello che mi piaceva e non mi diceva mai di no e mi ha insegnato un sacco di cose e soprattutto che le cose belle vanno amate e le cose belle le abbiamo nelle mani e le mani sono comandate dal cuore e allora fare bene le cose con le mani vuol dire metterci il cuore e quelle allora vengono bene.

A nonnaadatuttattacata che aveva il cuore grande venivano benissimo.

Io a cinque anni sono andato all’asilo perché prima all’asilo non ci si va come oggi a tre mesi ma a cinque anni e poi a sei in prima elementare. Io a cinque anni all’asilo ci sono andato alla Beata Angelina che è dietro casa di nonnaada e ci andavo solo se mi ci portava lei e li c’erano le suore e io dicevo paceebene ogni volta che ne incrociavo una e se vedevo la madre superiora gli dicevo paceebenemadresuperiora. Io la madre superiore me la ricordo grande e grossa ma magari non era così ma io così la vedevo perché ero piccolo e poi è passato tanto tempo. Poi alla Beata Angelina c’era una sala grande piena di giochi e piena di bambini e un giardino che in primavera fioriva tutto e c’erano i ciliegi e i prugni e le ortensie e i fiori di tutti i colori e noi stavamo lì però io già non andavo più all’asilo.

Perché io dopo due mesi di asilo ho detto ai miei che mi annoiavo a fare i giochi. Io avevo letto l’enciclopedia Conoscere e di giocare e basta non mi andava più. Io volevo sapere le risposte e fare le domande e non montare e smontare cubi e trenini di legno. Allora l’ho detto ai miei e a nonnaada e sono andato alla primina. Che è andare a scuola a cinque anni e non a sei perché io avevo letto l’enciclopedia Conoscere e insomma.

Insomma a primavera nel giardino pieno di fiori di ciliegio prugno e con le ortensie e gli altri fiori colorati, insomma a primavera io ero già alunno della maestra Sofia che era di Bagnaia e ora sarà vecchia ma lì aveva nemmeno ventanni e io me la ricordo come una ragazza ye ye coi capelli lunghi e gli occhialoni e ancora ho il numero in una vecchia rubrica ma chissà chi risponde se lo faccio e se è vero che era così ye ye o me la ricordo solo io così. E poi dopo un po’ venne un’altra maestra che non si chiamava Sofia ma il nome non me lo ricordo più però abitava a casa mia. Perché nonnaada gli aveva fittato una casa.

E poi c’era carnevale e io mi sono vestito da cauboi col vestito marrone e la camicia a quadretti e il cappello e le pistole e poi mi sono fatto la foto da solo perché ero timido e non sapevo come stare con gli altri e anche mia sorella vestita da cappuccetto rosso l’ha fatta da sola ma lei non era timida. Gliel’ho detto io così ora non ha la foto con i suoi amici dell’asilo e nemmeno io.

E poi la scuola finisce e comincia l’estate, proprio quel giorno che finisce la scuola. E io allora andavo da nonnada la mattina e poi stavo lì tutto il giorno con ziomario zialia luciano e gianfranco. Insomma con quella strana famiglia fatta di nonni quasi nonni e zii che chiamavo per nome.

E dietro casa c’era un giardino con gli alberi fioriti e che facevano le ciliegie le albicocche le prugne le nespole del giappone l’uva le mele le pere e poi le verdure e gli ortaggi e poi c’era la pergola con sotto il tavolo di pietra e l’ombra anche ad agosto.

E lì vicino alla pergola c’era l’altalena attaccata a due pali storti e corti e nel giardino di fianco c’era Serena che aveva un altalena con le catenelle che la reggevano e che andava altissima e io ci parlavo dalla rete che ci divideva e poi andavamo sull’altalena guardandoci da lontano e andando alti perché io se ci penso Serena senza la rete in mezzo non l’ho mai vista.

E con nonnaada io andavo altissimo pure se i pali erano storti e corti. Lei mi spingeva e io volavo e guardavo Serena e sentivo la musica col mangiadischi e cantavo sempre la stessa canzone di gigliolacinquetti che la domenica andava alla messa accompagnata dai suoi amatori (questa: CLICCA QUI) e io nemmeno capivo chi fossero gli amatori e la canzone mi sembrava bellissima anche se poi la storia era triste e io l’ho scoperto dopo leggendo le risposte sull’enciclopedia conoscere ma lì su quell’altalena magica con nonnaada che spingeva tutto era bello come la canzone e il sole caldo e i fiori tutti colorati e Serena che mi guardava e io che la pensavo e volevo correre da lei e c’era la rete e chissà se qualcosa voleva dire ‘sta cosa della rete e di lei, di ogni lei che ti piace, di ogni ragazzina dai capelli rossi che incontri nella vita e che sta sempre di là che nemmeno l’enciclopedia Conoscere lo spiega e paolofox dice che c’hai una congiunzione astrale che non favorisce gli incontri e allora ti devi rassegnare perché alle congiunzioni astrali non si può sfuggire soprattutto se le vede e te lo dice paolofox.

E poi nonnaada mi faceva la merenda col pane salato e la nutella e la frutta e poi disegnavo e poi.

E poi è rimasto il ricordo e il sorriso e la malinconia e l’enciclopedia Conoscere che alla domanda, a tutte le domande, quelle vere che ci facciamo quando ci prende il ricordo il sorriso e la malinconia, risponde: così è la vita.

Post scriptum

Piccola storia triste ma con una grande morale sulle stelle cadenti

Cioè, ero sul divano a leggere e a wozzapare che faccio gli auguri a Lorenza per il suo onomastico perché oggi è san Lorenzo e lei ci si chiama e allora auguri. E mentre ero lì a farle gli auguri mi chiede se ho mai visto le stelle cadenti e io allora mi ricordo che a san Lorenzo ci sono le stelle cadenti e ci saranno anche stanotte e mi ricordo anche che io una volta le ho viste. Anzi, l’ho vista. Era una, grande, e lì nel cielo buio brillava più delle altre e io la fissavo e le chiedevo di cadere perché avevo un desiderio da esprimere e volevo che si realizzasse e lo volevo così con tutte le mie forze che quella stella così grande e brillante si stacca e comincia a cadere e io di corsa ad organizzare al meglio il mio desiderio farcendolo di tutti i dettagli e le gioie e le meraviglie e le exit strategy e i piani b/c/d e le risposte giuste ad ogni possibile obiezione logica e meno logica a quello che chiedevo e tutto nel pochissimo tempo da quando la stella grande e brillante si è staccata dal cielo a quando percorso qualche miliardo di chilometri alla fine è scomparsa nel buio della notte stellata che saranno passati sì e no due secondi.

Insomma, io in quella notte di san Lorenzo ero verso Castel d’Asso in una macchina cabrio che avevo allora ed ero con il mio amore di allora e di sempre e di dipiù perché quegli amori sono così e pure se ami ancora sempre ci saranno dentro di te perché ti hanno cambiato la vita, insomma ero lì nella macchina cabrio aperta e stavo male però. Perché quell’amore mi stava finendo tra le mani e io non riuscivo a farci nulla se non a starci male e a disperarmi e a bestemmiare anche san Lorenzo che non c’entrava nulla. E comunque lì in quella macchina cabrio in una calda notte stellata io vedo cadere la prima e unica stella cadente della mia vita e a lei affido il desiderio che quell’amore non finisca. Non finisca così e non finisca punto. E invece quell’amore finisce. Finisce così e finisce punto. E finisce in un triste novembre di qualche settimana dopo.

E io da quel giorno le stelle cadenti non le voglio più vedere perché anche con le stelle cadenti come con l’amore per venirne fuori bene ci vuole sempre una sana botta di culo e le stelle a leggerle e a guardarle cadere è meglio mandarci paolofox che lui sì che le sa trattare. Altro che cazzi.





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