ANNO 14 n° 117
Punk Forever, Ode al mutamento
>>>> di Massimiliano Capo <<<<
07/10/2013 - 04:01

di Massimiliano Capo

Nel millenovecentottanta me la tiravo da intellettuale. E allora, per tirarmela per bene, leggevo linus, alfabeta e le riviste ufficiali e quelle meno ufficiali che al tempo si pubblicavano in gran numero.

Mica come oggi che sono quasi tutte scomparse e leggiamo blog e siti e la carta ormai è tornata ad essere quasi solo per le fanzine.

Comunque, me la tiravo da intellettuale anche se come sempre leggevo solo i titoli e il sommario, giusto per far conversazione.

Come dice il mio amore di sempre io dei libri leggo solo i dintorni del testo.

Questa storia dei dintorni del testo la diceva Genette in realtà ma il mio amore di sempre Genette lo conosce bene e lo ridice anche lei.

Insomma, io mentre me la tiravo da intellettuale e facevo finta di leggere e leggevo solo i titoli, io nel millenovecentottanta mi sono imbattutto nella firma, allora solo una firma per me, di Franco Bolelli.

Ora so che si incazza (bonariamente, ma si incazza) ma io quando mi sono imbattuto nella firma di Franco Bolelli la prima volta ho pensato che fosse un critico rock. Perché di musica scriveva (e scrive) e anche se in modo decisamente originale rispetto alla media dei critici rock nostrani, io a tredici anni, affamato di musica come ero e con la pretesa di essere un intellettuale punk, io Franco Bolelli pensavo che fosse il mio critico rock preferito. E poi ha scritto sul primo numero di alfabeta un saggione denso denso di un sacco di cose che piacciono a me e io al fascino di alfabeta cedevo con gusto (alfabeta è roba di un’altra era, lo dico per chi è più giovane).

Poi l’ho ritrovato in una rubrichina settimanale su D de la Repubblica dove scriveva di filosofia (almeno per me scriveva di filosofia ma temo che a sentirsi dire filosofo Franco Bolelli si incazzi bonariamente come peril critico rock) che poi quella rubrichina era quasi l’unica cosa che leggevo su D e infatti ora la rubrica non c’è più e D nemmeno lo sfoglio più.

E incuriosito mi sono comprato i suoi libri, quelli sulla cultura pop che dovreste leggere tutti.

Saranno passati tre anni (scrivo a memoria, spero di non sbagliare) da quando insieme a Jovanotti, Franco Bolelli ha scritto Viva Tutto e io quel libro l’ho letto e riletto più volte e questa volta senza fermarmi al titolo. Intanto perché è un bel libro, e come si dice di solito scorre, ma per l’energia che contiene. Una contagiosa energia positiva, musicale; un ipertesto su carta da leggere con il pc al fianco per assecondare rimandi e sollecitazioni e iniziare percorsi ogni volta diversi a partire da un disco, un libro, una riflessione, che i due autori si sollecitano in quel fitto scambio di email. E poi ne avevo già parlato in questa rubrichina e non ci torno.

Poi dopo un po’ io Franco Bolelli l’ho conosciuto su Facebook e ho visto anche come era fatto e gli ho detto di venire a Medioera e poi ci siamo parlati anche al telefono.

Insomma, Franco Bolelli esiste.

Quando ci siamo sentiti la prima volta e l’ho invitato lui non poteva venire per il giorno che pensavo e quindi ci siamo detti proviamoci un’altra volta e quella volta è stata questa estate in cui alla fine Franco Bolelli è venuto a Viterbo a Medioera.

Lo abbiamo messo sul palco a fare Franco Bolelli, a raccontare questa sua idea del mondo, di questa fase che stiamo attraversando, di come ci cambiano le cose intorno e di come noi cambiamo con loro, di come siamo diventati altro dal noi di anche solo di 5 anni fa per merito, assolutamente per merito, dell’ambiente ogni giorno più social che ci circonda.

Insomma, sto parlando di Franco Bolelli perché ho per le mani la sua ultima fatica.

Un libro, appena uscito da add editore, che si intitola ‘si fa così’ e si sottotitola 171 suggestioni tra crescita ed evoluzione. Un’ode al mutamento. Alla bellezza del cambiamento. Alla voglia di fare le cose. All’inventiva. Alla trasformazione. Contro ogni identità che non sia nello stesso momento anti-identitaria. Allo svolgersi del tempo. Alla connessione fra umani. Alla complessità. All’affetto. All’amore.

Insomma, poco meno di 160 pagine fitte fitte di cose, di idee e di visioni.

Lontane da new age, esoterismo, spiritualità a un tanto al chilo tipiche di molta riflessione contemporanea.

Vicine ad un approccio vitalistico energetico e rock alla nostra esistenza terrena che questa paginetta che ora trascrivo riassume alla perfezione (almeno secondo me) e che a me piace tantissimo:

‘’Si fa proprio così: si fa sesso – tanto – fra le idee, le informazioni, i linguaggi, le esperienze, tutto quanto. Al di là delle identità e dei territori di origine, al di là di qualunque confine. Accade in tutte quelle situazioni dove per un incontro non è più soltanto un più ma un per, non una somma ma una moltiplicazione. Un tempo, quando si cominciò a prendere da un campo e a portare in un altro, questa cosa la chiamavano – parola spiacevole, che tradiva paura e disprezzo – contaminazione: da quei primi approcci siamo progressivamente passati a una vera fusione chimica, al sesso fra biologico e tecnologico, fra sperimentazione e comunicazione, fra natura e prodotti umani. Alcuni di questi incontri restano puro sesso ricreativo, altri generano nuovi organismi che man mano perdono tracce delle appartenenze originarie. Quanto alle ideologie, ai sistemi chiusi, ai pensieri binari, sono come il sesso fra parenti: producono stupidità. Alla fine l’evoluzione è davvero una storia molto eccitante, molto bollente’’.

Il libro lo trovate qui: CLICCA QUI

Let’s rock.





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