ANNO 14 n° 118
Le ex terme Inps
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Ex Terme Inps, legge regionale approvata all'unanimità

VITERBO - Il Consiglio regionale del Lazio ha approvato all'unanimità la proposta di legge regionale numero 84 del 15 ottobre 2013, d'iniziativa della giunta, concernente il 'Rilancio delle terme dei lavoratori ex Inps di Viterbo'. Con il provvedimento il complesso termale, per metà di proprietà regionale e per metà del Comune di Viterbo, sarà affidato a un soggetto privato da selezionare con procedura ad evidenza pubblica, ''in grado di offrire tutte le garanzie necessarie a realizzare un complesso funzionale ed efficiente, capace di far nascere un polo strategico territoriale dal punto di vista economico, turistico e occupazionale nel territorio'', come ha spiegato nel corso della relazione introduttiva l'assessore allo Sviluppo economico e alle attività produttive Guido Fabiani, intervenuto nell'aula anche a nome dell'assessore al Bilancio Alessandra Sartore.

La legge approvata ieri dà attuazione a una legge nazionale di riordino del sistema termale risalente al 2000 che disponeva il trasferimento degli stabilimenti termali di proprietà Inps alle Regioni, alle province autonome e ai comuni, in base a specifici piani di rilancio approvati dalle singole amministrazioni. ''La struttura di Viterbo è stata inaugurata nel 1956 - ha ricordato all'aula Enrico Panunzi (Pd)) - ed ha operato fino al 1992. Aveva 185 posti letto e dava lavoro a 105 persone a tempo indeterminato e ad altre 80-90 stagionali. Dal 1992, la struttura è in uno stato di completo degrado''.

La proprietà dello stabilimento termale è passata inizialmente dall'Inps alla Regione Lazio che, con la legge d'assestamento di Bilancio del 2008, ha previsto la costituzione di una società a capitale interamente pubblico, capitalizzata in parti uguali dalla Regione Lazio e dal Comune di Viterbo, per la promozione e realizzazione degli stralci funzionali del piano di rilancio delle terme formulato nel 2001. La società mista però non è mai decollata. Dopo oltre dodici anni è arrivata la soluzione concordata dal governatore Zingaretti con il sindaco di Viterbo Leonardo Michelini.

Il provvedimento ha ottenuto il più ampio consenso possibile, anche se, nel corso del dibattito, sono state avanzati alcuni emendamenti, volti soprattutto a scongiurare nuove situazioni di stallo, definendo in modo più stringente tempi e modalità dell'aggiornamento del piano di rilancio del complesso termale e dell'emanazione del bando da parte del comune di Viterbo. Su quest'ultimo aspetto ha espresso perplessità il consigliere Daniele Sabatini (Ncd) il quale al Comune di Viterbo avrebbe preferito l'ente regione nel ruolo di appaltante. ''Non vorremmo che dopo tredici anni di silenzio - ha detto Sabatini - il progetto si possa arenare nelle tante difficoltà amministrative e burocratiche, nei tanti rivoli delle amministrazioni pubbliche''. Piena fiducia all'amministrazione comunale viterbese, invece, da Riccardo Valentini (Per il Lazio), secondo il quale il provvedimento ''avrà una grande rilevanza nel territorio''.

In fase di dichiarazione di voto, Giancarlo Righini (FdI) ha manifestato il proprio rammarico per la mancata approvazione di alcuni suoi emendamenti ma ha annunciato il voto favorevole, ''pur in assenza di norme che avrebbero potuto migliorare questa proposta di legge''.

E' invece passato all'unanimità il richiamo alla normativa antimafia proposto dalle consigliere del M5S Silvia Blasi e Silvana Denicolò. Lo stesso movimento ha inoltre incassato dall'aula l'approvazione di un ordine del giorno che impegna il presidente della Regione e la giunta a intraprendere tutte le iniziative necessarie a garantire, tra l'altro, ''una gestione delle acque termali della città di Viterbo finalizzata a salvaguardare tutte le attuali fonti termali pubbliche, gratuite o a basso costo facilmente accessibili dalla cittadinanza'' e ''a tutelare le risorse idriche di eventuali nuove emungimenti termali nel territorio della città di Viterbo''. L'ordine del giorno impegna inoltre governatore e giunta del a vigilare affinché le ex terme Inps siano riqualificate ''attraverso un uso multifunzionale che preveda anche la creazione di un centro congressi, una scuola di formazione per addetti al settore termale'' e che la ristrutturazione del complesso immobiliare ''avvenga attraverso soluzioni eco-compatibili e di basso impatto ambientale''.

Al termine della votazione, Panunzi, presidente della VI commissione consiliare, ha espresso soddisfazione per il varo della legge. ''Si tratta di un atto di grande rilevanza, atteso da tantissimo tempo – ha detto -, che può contribuire a rilanciare il termalismo come fattore di sviluppo della Tuscia''.

''Con questo provvedimento - ha aggiunto Panunzi - si dà anche il via libero al recupero di uno stabile che dal punto di vista edilizio rappresenta il fallimento della politica: oggi si inverte la rotta e bisogna pensare ad una programmazione seria per l'intero settore. Una programmazione che possa portare Viterbo a stare sul mercato e competere con le terme della vicina Toscana''.

Ad avviso di Panunzi, quello approvato oggi ''è sì un atto che riguarda un territorio ben definito, ma credo che tutta la regione si possa giovare di un polo termale capace di concorrere con i migliori stabilimenti italiani. Così - conclude - la giunta Zingaretti e la maggioranza onorano gli impegni presi con il territorio''.

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