ANNO 14 n° 118
Intimidazioni a Pomarè tra gli atti più gravi del Lazio
Secondo il rapporto di Avviso Pubblico
29/06/2016 - 02:01

FARNESE – Le intimidazioni all’ex sindaco di Farnese Dario Pomarè finiscono tra gli episodi più significativi del rapporto Amministratori sotto tiro 2015, la relazione stilata da Avviso Pubblico. L’associazione, che unisce gli enti locali e regionali per la formazione civile contro le mafie, recensisce ogni anno le intimidazioni, le minacce, i ricatti e gli atti criminali subiti in Italia dagli amministratori della cosa pubblica nei comuni e, più in generale, nelle regioni. Secondo il rapporto, ogni 18 ore in Italia, un amministratore pubblico riceve una minaccia, per un totale di 40 intimidazioni di media al mese.

All’ex primo cittadino di Farnese (in carica dal 1999 al 2009) e attuale capogruppo della maggioranza Pd nello stesso Comune a partire da febbraio 2015, sono stati incendiati un trattore, una rimessa agricola, un casaletto e un’auto, abbattute oltre 160 piante di olivo e uccisi a colpi di bastone due cani e sei galline. A finire ai domiciliari, dopo il blitz dei carabinieri denominato Terra Madre, Antonio Pira e i figli Marco e Paolo – tutti pastori pregiudicati e accusati a vario titolo di atti persecutori, furti aggravati, abigeato, detenzione e porto abusivo di armi clandestine – poi tornati in libertà dopo che il tribunale del riesame aveva annullato l’ordinanza di custodia cautelare emessa nei loro confronti. Scopo delle intimidazioni, secondo gli inquirenti, impedire che fosse approvata dall’amministrazione comunale la nuova regolamentazione sui terreni a uso civico che avrebbe fatto perdere loro 60 ettari destinati al pascolo, dei quali si erano indebitamente appropriati negli anni.

Tornando alle statistiche elaborate nell'ultimo rapporto di ''Amministratori sotto tiro'', che registra una crescita preoccupante del fenomeno pari al 33%, le regioni coinvolte sono 17. Immuni soltanto Valle d'Aosta, Trentino Alto Adige e Umbria. Al primo posto della classifica la Sicilia, seguita dalla Campania; sesta posizione per la nostra regione, con il più alto numero di casi a Roma, seguita dalle altre province con l'esclusione di quella di Rieti.

Per la situazione del Lazio - regione oggetto anche di indagini sulla possibile presenza mafiosa della 'ndrangheta e della camorra - è appunto l’episodio di Farnese a spiccare per violenza e gravità. Si legge nel rapporto che ''in provincia di Viterbo ha suscitato particolare allarme quanto accaduto all’ex sindaco di Farnese, Dario Pomarè, vittima di una serie di violenti atti intimidatori in un breve arco temporale''. ''Secondo quando ha affermato il diretto interessato – continua la relazione – le minacce sono state originate dalla sua battaglia contro possibili speculazioni di carattere urbanistico e contro l’occupazione abusiva di alcuni spazi pubblici''.

E nel mirino del gruppo non c’era solo Pomarè, ma – come si evince dalle intercettazioni ambientali messe nere su bianco nel testo dell’ordinanza d’arresto - almeno un’altra quarantina di persone. L’ex primo cittadino di Farnese, quindi, era solo il primo da colpire e quegli episodi intimidatori, che in totale hanno provocato un danno materiale pari a circa 60mila euro oltre a quello psicologico, non erano affatto finiti, non solo nei confronti di Pomarè ma anche di altri esponenti politici e di cittadini ''colpevoli'' di aver firmato la riforma sui terreni a uso civico.

''Un gesto che ha scosso profondamente la comunità e il movente era proprio l’intervento sui pascoli che, ironia della sorte, doveva essere approvato proprio ni giorni seguenti'', aveva spiegato a luglio scorso nella conferenza stampa dell’operazione Terra Madre il comandante provinciale dei carabinieri Mauro Conte.

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