ANNO 14 n° 120
Da Nord a Sud č cambiata la geografia politica italiana
08/05/2012 - 02:56

VITERBO - Dimenticate le certezze di un tempo: la mappa della politica italiana esce rivoluzionata dal voto delle amministrative. Il terremoto elettorale ha disegnato una nuova geografia, sgretolando i vecchi feudi e le vecchie roccaforti e creandone di nuove.

Fino all'altro giorno, le province di Varese e di Bergamo erano zone ad alta concentrazione leghista, dove il vessillo del sole delle alpi sventolava indisturbato da venti anni. Da oggi non è più così: tanto per dare l'idea dello tsunami che ha colpito il Carroccio, la Lega Nord in provincia di Varese perde Cassano Magnago il comune dove è nato Bossi, e nei dintorni di Bergamo crolla a Mozzo, paese natale di Roberto Calderoli.

Se i risultati elettorali hanno un senso, oggi la capitale della Lega nord è a Verona, dove Flavio Tosi è riuscito nell'impresa di farsi eleggere sindaco al primo turno, in totale controtendenza rispetto ala debacle del suo partito, che ha fatto perdere al Carroccio persino Sarego (sede del parlamento Padano, da oggi feudo dei grillini) e Monza, la città dove un anno fa furono aperte le sedi dei ministeri al nord e dove oggi il sindaco leghista uscente Marco Mariano non è riuscito nemmeno ad andare al ballottaggio.

Gli istituti di indagine diranno quanti dei voti leghisti sono andati a far brillare le cinque stelle di Beppe Grillo. Intanto il comico genovese fa il botto a Parma (dove il suo candidato va al ballottaggio) e ottiene un ottimo risultato nella sua Genova. Ma Grillo si allarga a macchia d'olio al Nord, proprio come una nuova Lega.

Al Sud, invece, risplende sempre più forte la luce dei dipietristi, che dopo aver conquistato Napoli con De Magistris si apprestano a fare il bis con Leoluca Orlando a Palermo. Il mezzogiorno, con Vendola che governa la Puglia e un suo fedelissimo primo cittadino di Cagliari, si caratterizza sempre più come la roccaforte dell'ala sinistra della foto di Vasto.

Mentre il Pd non riesce a superare la maledizione che spesso impedisce ai suoi uomini di conquistare la poltrona di sindaco nelle città maggiori: fuori dai giochi a Genova, dove sostiene il vendoliano Marco Doria (vincitore delle primarie), il partito di Bersani non è riuscito ad approfittare del vento che stava cambiando a Palermo e che ha favorito il boom di Leoluca Orlando.

Ancora peggio sta il Pdl. Comunque vada il secondo turno, il partito di Alfano e Berlusconi, tra le grandi città, manterrà solo il controllo di Roma. Tutte le altre (da Genova a Milano, da Torino a Palermo) saranno fuori dall'orbita del centrodestra.





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