ANNO 15 n° 203
“Ci rimangono tre mesi di tempo” Viterbo rischia il tracollo ferroviario
Se entro dicembre non verrà prorogata la deroga, tutti i treni per Roma passeranno sulla linea lenta I Comuni si uniscono per evitare l’isolamento definitivo del territorio.
Andrea
22/07/2025 - 01:47
di Andrea Farronato

VITERBO - A distanza di pochi giorni dal consiglio provinciale, anche il Comune di Viterbo torna a lanciare l’allarme sulla tratta ferroviaria Roma–Viterbo. “Se entro dicembre non si interviene, tutti i treni saranno spostati definitivamente sulla linea lenta”, ha denunciato Emma Mauri, del comitato pendolari. Una prospettiva concreta, che rischia di rendere permanente una situazione già insostenibile.

La sindaca Chiara Frontini è chiara “Non possiamo peggiorare ancora. Non si tratta più solo di disagi: se la direttiva dell’Autorità dei trasporti non verrà prorogata, il danno sarà irreversibile. Oggi viaggiare da Viterbo a Roma è già un sacrificio, ma da gennaio rischia di diventare un incubo”.

Il consigliere regionale Giulio Zelli ha confermato che l’acquisto dei nuovi treni ad alta velocità è in corso, ma l’arrivo non è previsto prima del 2026/2027 “Senza proroga, anche quei treni finiranno per viaggiare sulla linea lenta”, ha avvertito. Il nodo di Orte diventa così un punto critico per l’intero Centro Italia.

Presente anche il presidente della Provincia, Alessandro RomoliSuccede tutto questo proprio nell’anno del Giubileo. È inaccettabile. Serve una risposta coordinata tra istituzioni locali e nazionali”.

A testimoniare il sentito bisogno di un intervento collettivo anche una delegazione da Terni, con il consigliere Federighi a nome del sindaco Bandecchi “Le infrastrutture devono unire, non isolare. Superiamo i confini amministrativi e lottiamo insieme”.

L’urgenza è chiara: entro tre mesi la situazione potrebbe cristallizzarsi. La politica locale chiede una proroga della delibera e il ritorno su una linea efficiente. Perché, come ha detto la sindaca Frontini “ non c'è mai fine al peggio… non è più un modo di dire. È lo scenario che ci attende”.






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