VITERBO - “Viaggiare su quei treni è un’esperienza da terzo mondo, si sta come pecore in un gregge, senza aria condizionata, con orari non rispettati”.
È questa la situazione, raccontata tramite metafore da parte di alcuni consiglieri Provinciali, in cui si trova il trasporto ferroviario che collega Viterbo a Roma. Un viaggio che può durare fino a due ore, compromettendo non solo la quotidianità dei pendolari, ma anche l’attrattività economica dell’intero territorio. La notizia peggiore però non è lo stato disastroso della rete ferroviaria tra Viterbo e Roma. È che da dicembre 2025 questa condizione rischia di diventare definitiva.
La causa? La delibera che, per via di lavori sulla direttissima, ha spostato i treni regionali sulla linea lenta, senza indicarne il fine lavori. Il rischio è che questo diventi lo standard. I treni attualmente disponibili non raggiungono i 200 km/h richiesti per la linea veloce, e solo pochi nuovi mezzi sono stati ordinati dalle Regioni Lazio per il prossimo futuro (si parla di 4 treni veloci).
Il consigliere regionale Enrico Panunzi parla di una 'mazzata' per il territorio “Una persona che deve essere in ufficio a Roma alle 8, oggi rischia come minimo di dover perdere 80 minuti per i ritardi. Lo stress diventa quinti insostenibile”. Il disagio riguarda non solo lavoratori, ma anche studenti e famiglie. Il presidente della Provincia Alessandro Romoli e la sindaca Chiara Frontini denunciano un isolamento crescente, con conseguenze sul tessuto sociale e sull’economia “Chi sceglierà ancora Viterbo se sarà così lontana da Roma?”.
Si è arrivati dunque ad invocare un’azione congiunta; prorogare la delibera almeno di un anno per garantire l’arrivo dei nuovi treni. “Non possiamo subire in silenzio - ribadisce Panunzi - è il momento di reagire, prima che sia troppo tardi”. E conclude Frontini “serve creare un fronte unito: cittadini, politica e stampa, questo deve essere l’innesco per batterci assieme”.