ANNO 15 n° 118
Amplifon nella nuova campagna per tutti: sentire bene, vivere meglio, crederci ancora!
Rubrica 'Pubblicittà' a cura di Elsa Berardi
Elsa
28/01/2025 - 09:32
di Elsa Berardi

Fonte Immagine: Engage

VITERBO - Il filone narrativo scelto da Amplifon per TV e web si allarga, mantenendosi globale. Decisivo è il linguaggio impiegato dagli spot attualmente in onda, che invitano i clienti alla prenotazione dei test per l’udito: la comunicazione tocca temi delicati per il nostro momento storico. L’attenzione a standard qualitativi più alti e le cautele frequenti per curare la salute, nonché il consumo diffuso di strategie utili alla prevenzione, ci avvicinano a una prospettiva inedita dell’amore per sé stessi e la comunità.

Perché “fare uditoe realizzare tecnologie per il recupero di questo senso è riconnettere agli altri, riportare alle relazioni, reintrodurre agli spazi sociali? Non esiste una risposta ferma e univoca, ma, per la dimestichezza sul campo, serve incontrare i disturbi dell’udito e le fastidiose preclusioni di chi ne soffre. Agire è l’imperativo della campagna promozionale di Amplifon: vedere nei propri cari una mancanza finalmente colmata muove tutti ad abbracciarsi dopo i test dell’udito, uniti in una stretta che dissolve i problemi.

Sono le liste di parole incomprese, di inviti a rialzarsi non accolti, di discussioni quotidiane non sostenute a incupire i pazienti con scompensi legati all’udito, inibendo la partecipazione ai contesti. Gli operatori, come descritto dallo spot pubblicitario, raccolgono le fatiche dello studio di questi disagi, trasformandoli in ali per tornare a comprendere, e, in un piccolo spazio del cuore, imparare a comprendersi, a perdonarsi per le sviste.

La nonna con il nipotino, di cui Pubblicittà aveva scritto in un articolo a ottobre, si trova in uno studio Amplifon a dover ripetere delle parole preregistrate, in momenti diversi che per altri pazienti. La sovraimpressione, infatti, è chiara: “Sono venuti per un test dell’udito”, quindi i pazienti non si aspettano di ascoltare i famigliari parlare.

La verifica inizia con un segnale uditivo: si deve alzare una mano per comunicare la sua ricezione. Nello spot, dopo il test rompighiaccio delle parole ripetute, il primo ad avvicinarsi alla sala di registrazione è il simpatico nipotino: microfono al centro e dolci parole per la sua nonna, a cui non dovrà più urlare per riferirle il suo amore.

“Oh, bella”, fa un uomo divertito ed emozionato, probabilmente dopo aver riconosciuto la voce di una persona cara. E in effetti, a inaugurare le sorprese è la mamma di un adolescente, che riconosce il figlioletto dall’altro capo delle cuffie. Un’età in una sponda quasi peregrina per molti adulti, ma sullo stesso binario del cuore. Seguono a ruota la piccola Chiara, che avvolge il papà con la sua ammirazione: traspare semplicemente da un saluto, così come emerge il conforto di Giorgia per l’amica Milena, la paziente seduta.

Tra chi annuncia la propria risata squillante, un bambino che incoraggia i progressi dell’udito del nonno e chi ammette placidamente di non dover più ripetere le battute dei film, Amplifon fa solo da congiunzione finale, come in mezzo a due parole dallo stesso significato. Come tra una situazione faticosa e la ritrovata felicità, perché fatica e gioia si compenetrano fedeli, si ritrovano nella strada, prendono il loro caffè come amiche. E forse parlano di noi un po’ scocciate.

Amiamo la seconda, ma rifiutiamo la prima, pur sapendo che solo il benessere è necessario a sé stesso, ma non dobbiamo accettare che manchi: anzi, dobbiamo chiedere aiuto, dando peso e spessore alle fasi momentanee ed eleggendole nuovi inizi del nostro cammino. In fondo, basta poco per rimetterci il sorriso sul viso, a darci la linfa e il piacere di custodire le cose pure. “Non è solo il tuo udito”: è, da payoff, una vita che riprende forte.






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