ANNO 15 n° 126
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La UnoPił rischia
la chiusura, i lavoratori
scendono in piazza
Senza l'approvazione del bilancio
l'azienda finirą in liquidazione

La UnoPiù rischia di chiudere. L'importante azienda di arredamento per esterni, con sedi in Italia, Francia, Spagna  e Germania, è in crisi nonostante produca consistenti utili. Fatto paradossale, la cui causa sta nei debiti scaricati dal fondo che l’ha rilevata.

Occorre, dunque, fare chiarezza per capire cosa sta succedendo e come mai il gioiello made in Tuscia rischia di mandare a casa circa 250 persone nella sola sede di Soriano nel Cimino. L’azienda fu fondata nel 1978 dagli imprenditori Belli e Confidati, che poi la cedettero al fondo Opera. Quattro anni fa, quando la UnoPiù era all’apice del suo fatturato, Opera la cedette ad un altro fondo, Sinergo, che avrebbe scaricato l’enorme esborso sul bilancio della società stessa.  Poi è arrivata la recessione, la UnoPiù non ha retto l’enorme fardello e gli utili non sono più sufficienti a pagare i debiti contratti con le banche.

Ora la situazione è critica: i tempi per risolverla sono strettissimi e oggi i lavoratori sono in assemblea pubblica in Piazza del Plebiscito. Il presidente della Provincia Meroi e il prefetto Antonella Scolamiero stanno cercando una mediazione: l’operazione di salvataggio è affidata agli istituti creditizi che dovrebbero rilevare la UnoPiù rinunciando al debito e diventando azionisti dell’azienda. Ma una delle banche coinvolte frena, lasciando decine di famiglie con il fiato sospeso.

Anche perché entro il 30 settembre va approvato il bilancio della società. Qualora così non fosse sarebbero guai seri con lo spettro della messa in liquidazione.

Paradossale, ma purtroppo realistico: un’azienda sana (con un indotto formato da ditte di imballaggi, fornitori di ferro, trasportatori) potrebbe chiudere. Un’altra vittima della crisi economica.




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