ANNO 14 n° 117
Storia, fede e passione: la notte di Rosa
Questa sera, alle 21, il quinto e, forse, ultimo trasporto di ''Fiore del Cielo''
03/09/2013 - 04:00

VITERBO - E' iniziato il conto alla rovescia per il trasporto della Macchina di santa Rosa 2013. Questa sera alle 21, dopo aver ricevuto la benedizione in articulo mortis nella chiesa di san Sisto, attigua a Porta Romana, luogo della ''mossa'', oltre cento facchini, divisi in ''ciuffi'', ''spallette'', ''stanghette'', ''corde'' e ''leve'', in base alla posizione che occupano sotto la struttura, riceveranno dal capofacchino l'ordine ''sollevate e fermi''. E, subito dopo, al grido ''per Santa Rosa, avanti'', daranno vita alla straordinaria cavalcata di ''Fiore del cielo'' attraverso le vie del centro storico, completamente al buio. Nell'ultimo tratto, in salita, compiuto di corsa, ai cento facchini si uniranno gli addetti alle ''corde'' e alle ''leve''.

La Macchina di santa Rosa, una stele di luce alta trenta metri, pesante cinquanta quintali, illuminata da centinaia di fiaccole a luce viva e decine di fari, è uno spettacolo suggestivo e unico. ''Il campanile che cammina'', così la definì lo scrittore Orio Vergani, che negli anni Trenta, quando seguì la manifestazione come inviato del Corriere della Sera.

''Fiore del Cielo'', ideata da Arturo Vittori, fratello dell'astronauta viterbese Roberto Vittori, è giunta al quinto e, crisi economica permettendo, ultimo trasporto. In genere, infatti, le macchine vengono sostituite, attraverso concorso di idee, ogni cinque anni.

La Macchina 2014, con tutta probabilità, potrebbe essere la prima a fregiarsi del prestigioso titolo di bene immateriale dell’umanità dell’Unesco. La candidatura è stata presentata dalla rete delle città delle grandi macchine a spalla, insieme con i Gigli di Nola, la Varia di Palmi e i Candelieri di Sassari. La decisione finale sarà presa all’inizio del prossimo dicembre a Baku, in Azerbaijan, dove si riunirà il comitato scientifico dell’Unesco.

Il percorso del trasporto, lungo poco meno di un chilometro e mezzo, quest’anno sarà intervallato da una nuova sosta davanti all’ex chiesa di sant’Egidio al Corso, che si aggiunge alle cinque tradizionali: piazza Fontana Grande, piazza del Plebiscito, piazza delle Erbe, chiesa del Suffragio e piazza Verdi. La nuova sosta è stata istituita per concedere un po’ di riposo in più ai facchini che, da quest’anno, effettueranno una “girata” in più a piazza Verdi (faranno cioè compiere alla Macchina una rotazione di 360 gradi prima di adagiarla sui cavalletti). Finora, la ''girata'' veniva eseguita solo in piazza del Plebiscito. Infine, i facchini affronteranno di corsa il tratto finale in salita che porta al santuario di santa Rosa, dove Fiore del Cielo resterà alcuni giorni prima di essere smontata, forse definitivamente.

Vestiti di bianco, con un'alta fascia rossa alla vita e un bandana in testa, i facchini sono i protagonisti dell'evento. Divisi in ''ciuffi'', dal nome del copricapo in cuoio imbottito che protegge la loro nuca e il collo durante il trasporto, ''spallette'' e ''stanghette'', che invece indossano un piccolo cuscino in cuoio per proteggere le spalle, da sempre sono il ''motore'' della Macchina.

L'evento, plurisecolare, commemora la traslazione del corpo di santa Rosa dal piccolo cimitero attiguo alla chiesa di santa Maria in Poggio al vicino monastero di san Damiano, che oggi porta il suo nome, disposto nel 1258 da Alessandro IV, il primo papa a trasferire la residenza pontificia da Roma a Viterbo. Il corpo di Santa Rosa fu trovato intatto nonostante fosse stato sepolto senza bara, direttamente nella terra, 7 anni prima. Era infatti morta il 6 marzo 1251, aveva tra i 17 e i 19 anni.

Rosa, nonostante i due processi di canonizzazione avviati non giunsero mai a termine, fu proclamata santa per volontà popolare. La chiesa ne fece il simbolo della lotta contro le pretese egemoniche di Federico II e la salvaguardia del proprio potere temporale, mettendo fine all'esperienza di libero comune che aveva reso Viterbo potente, ricca e riverita durante tutto il XIII secolo. Un ruolo che Rosa si guadagnò animando e partecipando direttamente alla resistenza dei viterbesi all'invasione delle truppe imperiali di Federico II. Da oltre un secolo, il trasporto rappresenta la parte profana della festa. E' stato diviso da quello religioso dopo una disastrosa caduta della Macchina che provocò numerose vittime.

''Fiore del Cielo'', per il quinto ''compleanno'', ha cambiato colore, passando dall’oro al bianco. La struttura, molto complessa, dal basso verso l'alto contiene tre sfere di grandezza decrescente, la più grande color oro sopra la base, al centro un'altra rossa, e a 30 metri di altezza, sotto la statua della santa, il globo più piccolo da cui si sprigiona una forte luce bianca. Altri elementi sono i tre leoni (il simbolo di Viterbo) alla base e i nove angeli che salgono fino ai piedi di Rosa, quindi tre grandi fasce bianche su cui spiccano centinaia di rose lavorate a mano.





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