ANNO 14 n° 118
Rsa, resta il nodo dei fondi mancanti
Il Comune pensa al ricorso, ma il parere del Consiglio di Stato č inappellabile
30/09/2016 - 02:00

VITERBO - 'Dovendo scegliere e studiare le mie mosse, sono all'impasse'. Si può riassumere in questo verso di una nota canzone di Lucio Battisti la posizione del Comune di Viterbo in merito alla vertenza rsa. Dopo il sostanziale nulla di fatto di ieri in seconda commissione, dove l'argomento è stato sviscerato a lungo ma senza trovare una soluzione su dove e come Palazzo dei Priori troverà le risorse per pagare le rette, come prescritto dal Consiglio di Stato che ha accolto il ricorso dell'Aforsat, di fatto la situazione è di totale stallo. Con da una parte l'amministrazione, bocciata dai magistrati e vittima di una Regione Lazio che con un semplice colpo di scure ha cancellato i finanziamenti per la composizione delle rette. E dall'altra i cittadini con reddito sotto i 13 mila euro, appartenenti cioè alle fasce più deboli della popolazione: alcuni di loro a causa della minaccia dell'applicazione della delibera 142/2015, annullata dal Consiglio di Stato nelle parti contestate, sono dovuti ricorrere alle banche, chiedendo dei prestiti per pagare le strutture che altrimenti avrebbero potuto mettere per strada i loro cari.

'Trovate un modo almeno per anticipare quanto spetta a queste persone, in attesa del dpR ' ha chiesto ieri in aula Maria Laura Calcagnini, presidente Aforsat. 'Ci prendiamo un'altra settimana, dieci giorni al massimo, per esaminare i pareri legali e capire come muoverci - ha risposto l'assessore al Bilancio, Luisa Ciambella -. Poi torneremo a relazionare in commissione'.

Si esaminano i pareri legali, dunque, fermo restando che la disposizione del Consiglio di Stato non è appellabile. In verità la maggioranza di Leonardo Michelini al momento non sembrerebbe avere alcuna intenzione di erogare nulla agli aventi diritto, persuasa del fatto che si possa fare ricorso (e non si può) alla pronuncia vincolante del Consiglio di Stato. 'Nel parere del Consiglio di Stato non è indicato il quantum' sostengono dall'esecutivo, e per loro resta vincolante il tetto di 500mila euro della delibera 142/2015. Gli uffici stanno preparando una memoria difensiva da presentare al presidente della Repubblica, sebbene la legge 69/2009 impedisca al Capo dello Stato di emettere decreto difforme al parere vincolante dei giudici. Sostanzialmente, la sentenza è inappellabile. Che il pronunciamento del Consiglio di Stato sia impossibile da aggirare, del resto, lo ha ammesso ieri in aula anche l'assessore ai Servizi sociali, Alessandra Troncarelli.

Beghe burocratiche o meno, resta il nodo di dove trovare i fondi, che comunque non potranno essere erogati come contributo ad personam ma che dovranno essere corrisposti dal Comune alle strutture sanitarie assistenziali in quota parte per la composizione delle rette per ogni singolo assistito. Senza un intervento della Regione Lazio, quindi, il problema sembra impossibile da poter risolvere senza mandare in default o le casse del Comune o quelle dei cittadini bisognosi di assistenza.





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