ANNO 14 n° 111
Mancano ancora 14milioni di euro
15/10/2012 - 04:00

VITERBO – Fra settantasette giorni i rubinetti di 130mila famiglie della Tuscia dovranno restare rigorosamente chiusi.

Dal 1° gennaio 2013 non sarà più derogabile la norma europea che stabilisce il limite massimo di arsenico presente nell’acqua, oltre il quale non si potrà più concedere la potabilità.

In provincia di Viterbo l’effetto sul territorio e sui cittadini sarà devastante, sempre che entro questi settantasette giorni non si agisca radicalmente per la soluzione del problema. Cosa peraltro improbabile, considerando che per la dearsenificazione dell’acqua occorrono soldi, tanti soldi, che ora nessuno è in grado di assicurare.

E così dal prossimo 1° gennaio i sindaci di decine di comuni della Tuscia, in quanto responsabili sanitari dell’ente e delle loro comunità, saranno presumibilmente costretti a emettere ordinanze di impotabilità dell’acqua.

Del problema se ne è fatta carico ormai da tempo la Regione Lazio, delegata dal governo. La Pisana ha nominato un commissario, l’assessore all’Ambiente e allo Sviluppo sostenibile Marco Mattei, in questo momento peraltro dimissionario dopo le note vicende che hanno coinvolto il Consiglio regionale.

Ma il problema, nonostante il momentaneo “”smantellamento”” politico della Pisana, potrebbe essere risolto anche con presidente, giunta e consiglieri dimissionari. Il fatto è, e qui sta il vero nodo, che non si è riusciti ancora a reperire i fondi.

Il progetto avviato dall’assessore Mattei ha previsto un intervento in due fasi: la prima per le situazioni più critiche, in sostanza quelle in cui la percentuale di arsenico presente nell’acqua raggiungeva livelli di grossa quantità; la seconda fase per le situazioni meno gravi, seppur pericolose, o comunque non a norma di legge.

Gli interventi della prima fase sarebbero stati quasi totalmente realizzati, mentre la seconda fase starebbe ristagnando nelle pieghe dei bilanci, dove, almeno per il momento, si sarebbero trovati soltanto sei milioni di euro dei 14milioni necessari.

Quattordici milioni di euro. Esattamente quelli che hanno finanziato i gruppi politici della Regione Lazio. Quelli spesi per suv, smart, cene, pranzi, cocktail, book fotografici di assessore vanitose, convegni sulla carota di Vattelappesca o sulla barbabietola di Canicattì Bagni, comunicati o interviste obiettivissime a giornali e tivvù locali dell’assessore Caio o del consigliere Petronio. Ma questo lo chiamano populismo.

Fattostà che nella Tuscia migliaia e migliaia di cittadini, quasi 200mila, potrebbero trovarsi, il condizionale è d’obbligo ma quasi superfluo, ad affrontare grandissimi disagi, nonostante la direttiva comunitaria sia stata recepita dal 2002.

Regione e sindaci nell’occhio del ciclone, dunque, ma, più o meno direttamente, anche Talete, il gestore dell’acqua pubblica.

“”Per quanto ci riguarda – dice Marco Fedele, presidente di Talete, siamo ben coscienti della problematica ma altrettanto sicuri di aver fatto, per quanto ci compete e per quanto è nelle nostre possibilità, pienamente la nostra parte. Molte cose sono state fatte, ma occorre necessariamente valutarle e quantificarle con le risorse economiche di cui abbiamo potuto disporre. Non a caso abbiamo formulato alla Regione proprio nei giorni scorsi una proposta con richieste ben precise e ben motivate. Un pacchetto che ci permetterebbe di risolvere ogni situazione e di poter andare avanti tranquillamente, e soprattutto rispondere alle esigenze del territorio e dei cittadini che ci chiedono interventi di qualità e in tempi rapidi””.

“”Non abbiamo ancora ricevuto risposte – prosegue Fedele - ma contiamo di averle quanto prima, così da non interrompere un processo virtuoso ormai avviato. Se Talete fosse oggi magicamente all’anno zero sarebbe una società che funziona come un orologio svizzero, grazie soprattutto ai dipendenti, e il presidente dovrebbe solo ritenersi fortunato di amministrarla. Come sappiamo però il problema esiste ed è nato qualche anno fa. Per cui c’è bisogno di una progettazione seria e realistica, per non compromettere tutto il lavoro svolto e per non rendere precario neanche il presente””.

Ci sta dicendo, come avviene ciclicamente, che la società ha i “”giorni contati””?

“”No, sto dicendo che abbiamo risolto moltissimi problemi, impostato e avviato un processo virtuoso, progettato un futuro solido. Abbiamo chiesto alla Regione Lazio di supportare questa progettualità, altrimenti non siamo in grado di stabilire se abbiamo, come dice lei, i giorni o i mesi contati””.

Gli scandali che hanno travolto la Regione, il Consiglio e la giunta Polverini non remano esattamente dalla vostra parte.

“”Dal punto di vista politico la Regione deve sostenere lo sviluppo, e da questo punto di vista credo non cambi nulla. Poi mi lasci dire che il nostro ragionamento non è politico ma totalmente tecnico. Ed è per questo che, con un discorso ormai avviato, il progetto può realizzarsi con un iter amministrativo. Sia che si voti a dicembre che ad aprile, anche con un commissario””.

Un’altra corsa contro il tempo.





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