ANNO 14 n° 118
La Lida: ''Basta l'uso dei cavalli per la festa di sant'Anselmo''
La denuncia in una lettera sottoscritta dalla Lega Italiana Diritti animali
22/04/2015 - 02:00

BOMARZO - Una lettera scritta dalla signora Paola Re di Tortona, contraria all'utilizzo degli animali per i festeggiamenti di San'Anselmo a Bomarzo, ripresa e rilanciata dalla Lida, Lega Italiana dei Diritti dell'Animale, e dal suo presidente Serena Ruffili.

Questo il testo della lettera di denuncia:

Ho appreso dai mezzi di informazione che dal 23 al 25 aprile si terranno a Bomarzo i festeggiamenti in onore del Sant’Anselmo, patrono del paese. Come si legge sul sito web del Comune di Bomarzo ''L’evento clou dei festeggiamenti'' è il Palio, una corsa di cavalli con fantino in cui le cinque contrade del paese si contendono il drappo. La gara, che si svolge presso il campo in località Fossatello, è preceduta da tutta una serie di riti che iniziano due giorni prima con la presentazione e messa in mostra del Palio in Chiesa. La mattina del 25 aprile viene fatta l’estrazione pubblica per l’assegnazione dei cavalli ai rioni. Nel pomeriggio una solenne sfilata in costume cinquecentesco, parte da Palazzo Orsini, accompagnata dalla banda musicale. Vi si contano circa 250 figuranti: ragazzi e ragazze in costume del luogo, sbandieratoli, i Priori dei Rioni con i loro stendardi, i fantini a cavallo, il Capitano del Popolo, ed infine il trionfale carroccio trainato da una coppia di candidi buoi che trasporta il nuovo 'Palio'. I cavalli sono montati da fantini famosi, non è raro trovare qui partecipanti al Palio di Siena e per gli osservatori delle contrade della città toscana è diventato di rigore assistere alle corse di Bomarzo alla ricerca di nuovi talenti. La gara è prevista sui cinque giri dell’anello del circuito e al termine si assiste alle prevedibili scene di giubilo dei contradaioli vincitori con il fantino e il cavallo portati in trionfo. Una cena nella piazza della contrada vincitrice, cui sono invitati tutti i bomarzesi, suggellerà questi momenti di grande intensità emotiva. Per tradizione e folklore il Palio di Bomarzo – risalente pensate al 1600 – non ha nulla da invidiare a quelli più famosi e popolari'.

La dedizione a un Santo Patrono, l’entusiasmo e la passione per la tradizione sono comprensibili ma il concetto di tradizione fornisce spunti di riflessione e di discussione quando in una manifestazione storico-culturale vengono usati gli animali, in questo caso i cavalli che, cavalcati da fantini, vengono fatti correre per pochi minuti in una pericolosa e insensata corsa che spontaneamente non farebbero mai. Non conosco a fondo la storia di questo Palio ma so che nelle diverse corse di cavalli su e giù per l’Italia qualche cavallo a fine corsa non ci è mai arrivato, stramazzato al suolo morto o ferito irrimediabilmente. Ho guardato alcune corse degli anni precedenti e, in fatto di corsa di cavalli, niente di nuovo sotto il sole.

Gli organizzatori mostrano l’orgoglio di portare avanti una tradizione, di riportare in luce gli antichi valori e quella socialità che rende più gradevole il vivere civile, distogliendo così l’attenzione dall’aspetto critico: lo sfruttamento dei cavalli. Quando si contestano corse di animali nei palii, la risposta che si ottiene è una giustificazione in nome della tradizione storica, non curandosi affatto del problema legato alla sofferenza e allo sfruttamento degli animali. Non va sottovalutato l’interesse economico e il lavoro che ruota attorno al palio. Quando si parla di lavoro, in tempi di allarmante disoccupazione, è bene rispettare chi riesce trovarne uno, seppur temporaneo, anche nella macchina organizzatrice di un palio, quindi non mi scaglio contro il diritto a lavorare degli esseri umani ma a favore del diritto a non lavorare degli esseri non umani, compresi i cavalli di Bomarzo costretti a un lavoro umiliante in quel giorno di festa.

Mi rivolgo alle autorità istituzionali, politiche, scolastiche e quelle religiose che spesso si prestano a benedire animali e fantini prima della corsa, ma soprattutto mi rivolgo ai genitori, chiedendo loro di non approvare una simile iniziativa per la valenza negativa del suo messaggio. Ammiro l’impegno di artisti, musici, sbandieratori, tamburini, dame, cavalieri, alfieri, araldi. Bomarzo ha il diritto e l’onore di mantenere la tradizione del Palio ma lo faccia con giornate di studio, convegni, conferenze, proiezioni di film e documentari, mostre, laboratori didattici, giochi, sfilate in costume. Ci sono tante idee stimolanti per onorare una tradizione, ma teniamo i cavalli lontani da quella corsa che per loro non è un onore ma un onere.

Credo che quella corsa sia uno spettacolo anacronistico e diseducativo, per nulla portatore di quei valori necessari a vivere in armonia col mondo animale. Oggi è difeso strenuamente da una cerchia sempre più stretta di persone tanto che in svariati luoghi si è rinunciato alle tradizionali corse di animali, sostituendole con gare di abilità o di velocità disputate dalla popolazione, anche con il coinvolgimento di bambini e bambine. Come se non bastasse lo sfruttamento dei cavalli, è coinvolta anche una coppia di buoi costretta a trascinare un carroccio.

Nessun animale dovrebbe essere sfruttato in nome di nessuna tradizione, è necessario promuovere una cultura e un turismo nel rispetto di ogni forma di vita animale e prendere coscienza che gli animali non sono fenomeni da baraccone ma compagni e compagne di vita: le istituzioni dovrebbero farsi promotrici di tale sensibilità.

Paola Re

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