ANNO 14 n° 117
''In un secondo Rossi è caduto a terra''
Un insulto, poi l’aggressione. Schiaffo futurista, parlano i testimoni dell'accusa
20/07/2016 - 02:00

VITERBO – ''Sei un porco!'' e un istante dopo, Filippo Rossi era a terra. Tentava di difendersi con le braccia e con le mani. Su di lui un uomo molto alto, robusto, calvo e con la barba lunga. Non lo conoscevo. Solamente dopo, in questura, l’ho riconosciuto: i poliziotti mi hanno mostrato delle foto e ho scoperto che si trattava di Gianluca Iannone''.

A parlare ieri in aula, davanti al giudice di pace Alessandro Mandolini, è stata la moglie di un dipendente di Caffeina: la notte del 14 luglio 2012 c’era anche lei nella sede della manifestazione a Piazza San Pellegrino. C’era anche lei nel momento in cui il direttore artistico del festival veniva aggredito da un gruppo di esponenti di estrema destra.

Un pugno dritto in faccia e, una volta a terra, un calcio al ventre, che gli sono costati cinque giorni di prognosi.

''Era circa l’una di notte, stavo aspettando che mio marito staccasse da lavoro – ha proseguito - improvvisamente nei locali di piazza San Pellegrino è entrato un gruppo di ragazzi: il più alto e robusto di tutti ha cominciato a parlare con Rossi in maniera concitata. Poi Filippo è caduto a terra. Non ho visto il pugno, ma lannone sopra di lui e un volontario del festival che cercava di dividerli.''.

Insieme al leader di Casapound, a dover rispondere di lesioni e ingiurie in concorso anche il 44enne viterbese Andrea Giannini, già noto alle forze armate. Come ha ricordato il maresciallo della finanza Mancini.

''Durante quella notte ero in servizio come ordine pubblico. A piazza del plebiscito ho visto un vero e proprio plotone muoversi in gruppo: tra di loro anche volti conosciuti. Erano una quindicina di ragazzi vestiti di nero, quasi tutti rasati. Sembrava stessero marciando.''.

Quello stesso plotone che, pochi minuti più tardi, avrebbe fatto irruzione nella segreteria di caffeina e attaccato Rossi. ''Ero sulla porta d’ingresso a prendere una boccata d’aria: sono stato letteralmente travolto. Mi hanno fatto cadere a terra. Sono fuggito, poi tornato. Non sapevo chi fossero'', ha ricordato, anche se in maniera molto vaga, un volontario di caffeina.

E proprio per la sua poca precisione, in aula sono volate parole grosse tra difesa e parte civile: l’una, rappresentata dall’avvocato De Santis, non ci sta ad accettare i continui ‘’non ricordo ’’ del testimone, l’altra, invece, tenta di mettere a tacere la controparte.

Sedati gli animi, l’udienza è stata aggiornata al prossimo 6 dicembre.





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