ANNO 14 n° 118
Giallo di Gradoli, Forse Ala Ceoban presto in libertà
01/01/2014 - 02:01

VITERBO – Dovrebbero arrivare a breve le motivazioni della sentenza pronunciata il 26 novembre scorso dalla Corte di Cassazione. Verdetto con cui i giudici capitolini hanno confermato la condanna all'ergastolo per Paolo Esposito per il duplice omicidio della compagna Tatiana Ceoban e della figlia tredicenne Elena. 

Alla giovane Ala, amante dell'elettricista di Gradoli e sorella di Tania, condannata al carcere a vita in primo grado, erano stati comminati otto anni in Appello per favoreggiamento: il 26 novembre i giudici supremi hanno confermato la pena. Per lei, dunque, la libertà potrebbe essere dietro l'angolo: quattro anni e mezzo li ha già scontati (è reclusa nella casa circondariale di Civitavecchia dal 5 agosto 2009) e ci sono possibilità di riduzione per buona condotta.

Per sperare in un alleggerimento della pena detentiva, comunque, molto probabilmente Ala dovrà attendere le motivazioni della Cassazione. Che sono attese entro la fine del mese di gennaio. 

Arrivati al terzo grado di giudizio, la sentenza è definitiva. Ma non è detto. 

Alla vigili dell'udienza davanti al collegio dei giudici romani, il collegio difensivo aveva scoperto un'altra verità riguardante il tragitto compiuto da Tatiana da Viterbo (dove si era recato quel 30 maggio di quattro anni fa per acquistare una telecamera). “Lei è sul pullman di ritorno verso casa, emerge dalle risultanze investigative: il suo telefono aggancia la cella di Capodimonte”, si è sempre sostenuto durante il dibattimento in Corte d'assise. 

Ma, scrutando a fondo l’istogramma “Distribuzione traffico Capodimonte Cella 43461” si nota che tra i 5.500 metri e gli oltre 9.350 non è stata registrata alcuna telefonata. Ora, essendo proprio il tratto di strada in cui il segnale poteva agganciare la cella di Capodimonte a una distanza compresa tra gli 8 e i 9mila metri (come evidenziato sulla mappa), è legittimo ipotizzare che Tania potrebbe non essere mai salita veramente su quell’autobus. Una bazzecola? Può essere, lo è sicuramente, ma potrebbe anche aprire uno squarcio nelle fondamenta del castello accusatorio e, forse, la circostanza avrebbe meritato di essere presa in maggiore considerazione.

Ed è altamente probabile che la difesa, all'indomani dell'ultimo verdetto, non sia rimasta con le mani in mano. Anzi.





Facebook Twitter Rss