ANNO 14 n° 118
Detenuto morto in carcere d'anoressia, sentenza pił vicina
05/05/2014 - 02:00

VITERBO - E' giunto alle ultime battute il processo a carico di tre medici del carcere di Regina Coeli, il direttore sanitario Andrea Franceschini e i suoi colleghi Giuseppe Tizzano e Andrea Silvano, accusati di omicidio colposo in relazione alla morte in cella del giovane viterbese Simone La Penna, avvenuta il 26 novembre 2009.

Il 30 aprile scorso, i giudici del tribunale di Roma, davanti ai quali si svolge il dibattimento, hanno ascoltato la deposizione di Mauro Mariani, all'epoca dei fatti direttore del penitenziario, il quale ha spiegato come è organizzata l'assistenza sanitaria nel carcere romano e quali sono e ha illustrato i compiti del direttore sanitario.

Subito dopo il processo è stato aggiornato. La prossima udienza sarà dedicata all'audizione di alcuni testimoni. Dopodiché sarà la volta della requisitoria del pubblico ministero e degli interventi dei difensori dei tre medici e del legali di parte civile.

Secondo il calendario fissato dal collegio, la sentenza di primo grado dovrebbe essere pronunciata prima della sospensione estiva dell'attività giudiziaria o subito dopo la ripresa.

La Penna, 32 anni all'epoca dei fatti, stava scontando una pena a 2 anni e 4 mesi di reclusione per spaccio di droga. Mentre era rinchiuso a Regina Coeli si ammalò di anoressia e, in pochi mesi perse ben 34 chili di peso.

Secondo la procura della Repubblica di Roma, i medici, non avrebbero somministrato al giovane le cure necessarie, nonostante i loro colleghi in servizio nel carcere di Viterbo, dove era detenuto La Penna prima del trasferimento a Regina Coeli, gli avessero diagnosticato ''anoressia e vomito con calo ponderale e episodi di ipokaliemia''.

Le terapie, secondo l'accusa, furono iniziate solo 43 giorni dopo il ricovero nel centro clinico del carcere romano. Un lasso di tempo, ritenuto eccessivo dagli inquirenti, aggravato dalla mancata verifica sulla effettiva somministrazione della terapia psichiatrica.

Inoltre, i medici, nonostante il progressivo peggioramento delle condizioni di La Penna, non avrebbero chiesto il suo trasferimento in una struttura sanitaria specializzata nel contrasto dell'anoressia e dei suoi effetti.





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