ANNO 14 n° 117
Arsenico - Ministeri Ambiente e Salute condannati dal Tar a risarcire cittadini
31/01/2012 - 03:00

di J.B. Fletcher

VITERBO - I ministeri dell'Ambiente e della Salute sono stati condannati dal Tar del Lazio a risarcire con 100 euro ciascuno i cittadini di varie regioni (Lazio, Toscana, Trentino Alto Adige, Lombardia, Umbria) costretti a usufruire dell’acqua con percentuali di arsenico oltre i limiti consentiti in deroga dall’Unione Europea (20 microgrammi per litro). Secondo le analisi condotte dall’Agenzia Regionale Protezione Ambientale del Lazio (Arpa Lazio) su campioni prelevati da personale aziendale e aggiornati al gennaio 2012, i comuni della Tuscia nei quali sono stati riscontrati livelli di arsenico fuori norma sarebbero 14 (VEDI SCHEDA).

A fronte della sentenza del Tar il Codacons promuove ora una nuova azione giudiziaria collettiva (gratuita per gli iscritti) chiedendo il risarcimento di 1500 euro, calcolato in via equitativa per ciascun aderente e la riduzione della tariffa idrica applicata dalle relative Ato (Autorità di ambito territoriali ottimale) nei territori dove si è manifestato il problema. Infatti considerando che la tariffa è legata anche alla qualità della risorsa idrica distribuita, viene data indicazione di agire contro le Ato che sono state inadempienti.

Il Tribunale amministrativo regionale ha ribadito che l'acqua fornita deve essere salubre e la presenza di arsenico oltre la soglia consentita determina un ''fatto illecito costituito dall'esposizione degli utenti del servizio idrico ad un fattore di rischio (l'arsenico disciolto in acqua oltre i limiti consentiti in deroga dall'Unione Europea), almeno in parte riconducibile, per entità e tempi di esposizione, alla violazione delle regole di buona amministrazione, determina un danno non patrimoniale complessivamente risarcibile, a titolo di danno biologico, morale ed esistenziale, per l'aumento di probabilità di contrarre gravi infermità in futuro e per lo stress psico-fisico e l'alterazione delle abitudini di vita personali e familiari conseguenti alla ritardata ed incompleta informazione del rischio sanitario''.

Per far fronte al problema alcuni comuni della Tuscia hanno provveduto all’installazione di dearsenificatori alla fonte in modo tale da abbassare o eliminare totalmente la presenza del metallo nelle acque comunali. Il primo impianto della Tuscia è stato collocato a Nepi il 23 marzo del 2011 mentre pochi mesi dopo, grazie alla convenzione siglata con il Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche) e l’autonomia gestionale delle risorse idriche (a seguito del mancato ingresso in Talete Spa) il Comune di Vitorchiano ha messo in funzione il proprio dearsenificatore.

Alcuni dati riguardanti due interventi per la potabilizzazione nella provincia di Viterbo sono stati forniti nel dicembre del 2011, dopo un incontro svoltosi presso il settore Lavori Pubblici degli uffici comunali di via Garbini, dall’assessore comunale Claudio Ubertini. Gli impianto dorebbero essere installati in località Montecchio (Bagnaia) e località Campo Sportivo (San Marino al Cimino).

Il problema dell’arsenico era balzato alle cronache il 28 ottobre 2010 quando la Commissione Europea aveva rifiutato la richiesta dell’Italia di deroga a 20 microgrammi di arsenico per litro stabilendo il limite a 10 microgrammi per litro. La provincia di Viterbo, in quel momento, aveva dovuto affrontare il problema per ben 34 comuni (10 sopra i 20 microgrammi per litro mentre 24 sono inseriti nella prima fascia di rischio, compresi tra i 10 e i 20 microgrammi) su 60 dislocati nel territorio.

Solo nel marzo del 2011, dopo forti pressioni a livello nazionale, la Commissione Europea accettò il limite di 20 microgrammi per litro, fino al 31 dicembre 2012, facendo rientrare l’emergenza per i 24 comuni viterbesi interessati. Il documento, infatti, riportava come motivazione la non presenza di rischi sanitari e ambientali, con la sola accortezza di non fare bere l’acqua ai bambini di età inferiore ai 3 anni. Al momento, quindi, sempre secondo i dati dell'Arpa pubblicati dalla Asl, i comuni con livelli di arsenico fuori legge in almeno una fonte o zona sarebbero 14.





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