



VITERBO - Una comitiva di giovani stupendi che si gode la vita con pienezza di umorismo, mentre beve succo di frutta su una terrazza irraggiungibile: un’utopia che lo spazio e il tempo hanno piegato a diversivi alienanti, passatempi scarichi e meno leggiadri, conoscenze non sempre ottimali per la creazione dell’individuo. E se ci ripetessimo che questo bello esiste ancora, nonostante sia sminuito e rigettato dai più grandi, lo cercheremmo ancora in un tomo o nella risata di chi ci è vicino?
Certamente, dovremmo guardarci intorno con meno alterigia, destinando a chi amiamo sguardi autentici e pieni di gioia. Soprattutto, nessuno e nessuna esperienza dovrebbe regalarci soluzioni, ma potrebbe gradualmente arricchire il nostro vissuto e consegnarci a sensazioni speciali. Un flusso teneramente buono come la maturazione della frutta di una volta: Yoga non s’è fatta bella per il piccolo schermo – o la comunicazione digital in generale – ed è rimasta la fresca certezza di sempre, con tutta la vasta scelta di gusti di succo che caratterizza la sua offerta.
Nello spot diffuso dall’azienda in aprile, tutto inizia con il big bang più poetico del mondo: polaroid scattate mentre si beve del succo Ace, una bellissima ragazza che sorride, qualcun altro che corre e una tipa spavalda che si avventura su alcune scale, sperando di immergersi in un panorama sbalorditivo. Tutto questo, per la… Yoga mindfulness, usando un divertente calco, è “festa”. Onesta definizione, diremmo noi, la parola che più bramiamo di venerdì sera (a santa ragione)!
E che meraviglia la scuola e il “no” categorico che le associavamo da bambini, rifugiandoci tra il sapiente all’ultimo banco, lo sguardo indispettito del prof e un brik di succo alla pera che ci salvasse! Scena 2, interrogazione. Lui sa la risposta, una piccola lei preferisce la ricreazione. La casualità e verosimiglianza dello spaccato proposto impediscono a letture affrettate di annidarsi, essendo per una volta la bimba tanto coraggiosa da “glissare” sull’intervento previsto.
“Quando è sì”, invece, il succo Ace torna a farci divertire: è diventato la celebre bottiglia del gioco del bacio. Lui sembra voler ingenuamente farsi da parte, ma lei esplode con un sorriso d’oro: è così che la favola, non quantificabile e non esprimibile, dei primi amori inizia, traendo le sue orme da un pretesto semplicissimo.
Quando è… Esultanza, due amici fraterni fanno rimbalzare felici una bottiglia di succo alla pesca, sperando che rimanga in piedi tra un giro su sé stessa e l’altro. Ci sono riusciti? Da pazzi: la strategia adottata non si ultima da sola con riferimenti al prestigio del marchio, ma si rifà agli attimi trascorsi con il sorriso di chi dei prodotti proposti fa un alleato del suo benessere.
“Tardi” e “amore” non fanno rima. Uno vuole l’immediatezza; l’altro la pace, il conforto, la vicinanza, la meditazione, ma due storie tanto distinte trovano il loro trait d’union in una serena consumazione di succo. Una giovane trafelata lo chiede al bar, mentre un bambino bellissimo se lo serve da solo e, tra qualche simpatico pasticcio a colazione, se la cava richiamando l’attenzione e le coccole dei genitori.
Yoga è “Quando è vita”, come anticipato dal brioso claim in oggetto, mentre a chiudere l’incanto è un payoff che profuma di sapienza: “Molto più che buono”. Una mossa elegante di brand positioning assestata senza creare conflitti, disperdere energie focali, scatenare disturbo e gelosie, ricalcando il piacere di scoprire un sapore e di condividerlo amabilmente. Ma cosa ci distingue, talvolta in negativo, da questa auspicata semplicità? Caratteristiche intrinseche o indotte dal nostro tempo?
Quello che per i Greci era il “vivere associato” è stato poi parcellizzato in una serie di ambienti alterni, che si scambiano tanto input benefici quanto si fanno guerre invisibili. La scomoda verità non è più nel mezzo, ma nell’annunciata rivoluzione culturale della lentezza: se incoraggiassimo i nostri figli a tornare a riempire gli scivoli, a colorare le altalene, a chiedere la mano a un nuovo amico, difficilmente riceveremmo risposte negative alla compagnia e in pochissimi casi li vedremmo così poco curiosi da non manifestare interesse per un nuovo gioco.
“Una tempesta, un tuffo Dentro un cerchio di fuoco”: questa è la descrizione della nostra vita che, profetica in ogni epoca, ci è stata consegnata da un tormentone avvincente del 2015. Ci viziamo con le conferme, ci iniziamo con le cadute; ci ristoriamo con una merenda, ci restauriamo con un’amicizia: è proprio vero, dunque, che il nostro spirito di scoperta è così irrecuperabile?