ANNO 15 n° 234
Viterbo, 14 proposte per la Capitale Europea della Cultura: semi di futuro per la città
L’assessore Alfonso Antoniozzi: “Segno di una comunità che non vuole restare spettatrice”
22/08/2025 - 10:18

VITERBO - Ci sono momenti, nella vita culturale di una città, in cui le cifre diventano simboliche: non contano soltanto per la loro aritmetica, ma per la densità che racchiudono.

Le quattordici proposte arrivate in risposta alla 'open call' per Viterbo Capitale Europea della Cultura appartengono a questa categoria, segno tangibile di una città che ha trovato la forza di interrogarsi e di rispondere.

Ogni candidatura a Capitale Europea della Cultura vive di grandi visioni, ma rischia di restare vuota se non è alimentata da un tessuto autentico.

Le quattordici proposte ricevute hanno questo pregio: non sono slogan, non sono pacchetti precotti, ma gesti di pensiero che vengono da mondi diversi e che, messi insieme, disegnano un mosaico: c'è l'arte che si misura con la memoria storica, c'è il teatro che prova a farsi voce delle nuove generazioni, c'è la ricerca di nuove forme di inclusione, c'è la voglia di aprire spazi inattesi all'arte, alla musica, alla scrittura, all'immaginazione urbana. Non sono progetti definitivi ma cantieri aperti e proprio per questo hanno valore, perché portano con sé il coraggio dell'incompiuto, la disponibilità a contaminarsi, la consapevolezza di quanto la cultura possa e debba essere sempre un processo in continuo divenire.

Quattordici prospettive differenti che si sono mosse spontaneamente verso un unico orizzonte, quattordici semi gettati in un terreno che, se sarà curato, potrà restituire molto più di ciò che si immagina oggi.

È come se Viterbo fosse già riuscita a generare una gravità culturale capace di attrarre energie e creatività, e questo è un indizio potente che dimostra quanto l'idea di Capitale Europea della Cultura non sia un guscio imposto dall'alto ma una possibilità che il territorio stesso ha cominciato a riconoscere come propria.

Guardandole nel loro insieme, si intravede già un racconto: Viterbo che da città medievale si proietta nel XXI secolo, non rinnegando il suo passato ma trasformandolo in una materia viva, da ripensare e da condividere.

In un'epoca in cui le comunità spesso si percepiscono come frammentate e silenziose, queste risposte sono un atto di fiducia perché significano che Viterbo non vuole essere spettatrice della propria candidatura ma soggetto attivo, pronto a trasformare la cultura in una leva di futuro.

È questo, forse, già il primo vero successo della strada che abbiamo voluto intraprendere.

 

Alfonso Antoniozzi

Assessore alla Capitale Europea della Cultura






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