ANNO 14 n° 120
Viaggi in elicottero e un terreno a Bolsena, il gup decide su Pecoraro Scanio
01/04/2014 - 02:00

ROMA – Dopo sei anni di indagini e passaggi burocratici, la richiesta di rinvio a giudizio per l’ex ministro dell’Ambiente (ed esponente dei Verdi) Alfonso Pecoraro Scanio arriva davanti al gup, che dovrà decidere se rinviarlo o meno a giudizio.

Insieme alla stessa richiesta avanzata per il fratello Marco, all’epoca dei fatti senatore. Il primo è accusato dal pm di aver ricevuto contributi illeciti per la sua attività politica (in un primo tempo gli era stata anche contestata la corruzione, poi archiviata dal tribunale dei ministri), mentre al secondo, ex calciatore professionista, viene contestato il reato di corruzione. Il pubblico ministero Edmondo De Gregorio ha chiesto il rinvio a giudizio anche degli imprenditori Mattia Fella, Marco Gisotti, Gualtiero Masini, Francesco Ferrara, Carlo Pangia, dell’ex autista del ministro Cosimo Ventruti, del perito tecnico Gianfranco Chiavani e di Vincenzo Napoli.

All’ex ministro Pecoraro Scanio vengono contestati dei fatti avvenuti tra il 2006 e il 2008. In particolare, i rapporti tra l’ex ministro e Fella, Pangia e Gisotti. Soprattutto Fella, orvietano e titolare di un’agenzia di viaggi, secondo la pubblica accusa avrebbe agito per beneficiare Pecoraro Scanio di trasferimenti in elicottero per 120mila euro, vacanze e soggiorni pagati e l’acquisto di un terreno nei pressi del lago di Bolsena, a due passi da Grotte di Castro. Qui, sempre secondo l’accusa, sarebbe dovuto sorgere un agriturismo biologico con piscina, eliporto e una villa, anche se poi non fu realizzato nulla. Le indagini all’epoca furono affidate ai carabinieri del Noe, il nucleo ambientale, coordinate dal colonnello Sergio De Caprio più noto come “Ultimo”.

La difesa, affidata all’avvocato Paola Balducci, sostiene invece l’innocenza dell’ex ministro del governo Prodi e chiede l’acquisizione delle intercettazioni telefoniche “dalle quali emerge la totale inconsistenza delle accuse”.





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