ANNO 15 n° 145
Un bambino torna a sentire grazie a un intervento di un medico viterbese
L’operazione, unica nel suo genere in Italia è stata portata a termine con successo dal medico Viterbese Maurizio Falcioni insieme al dottor Maurizio Guida
25/05/2025 - 17:49

PARMA – Ha soltanto due anni il bambino che ha riconquistato il suono grazie a un intervento chirurgico raro e di altissima complessità, eseguito all’Ospedale Maggiore di Parma. Nato con una condizione rarissima – l’assenza bilaterale dei nervi acustici – il piccolo non avrebbe mai potuto beneficiare di un impianto cocleare tradizionale. L’unica possibilità per offrirgli una percezione sonora è stato un delicato intervento di impianto al tronco encefalico (ABI – Auditory Brainstem Implant).

L’operazione, unica nel suo genere in Italia e tra le pochissime al mondo, è stata portata a termine con successo dal dottor Maurizio Falcioni, responsabile della struttura di Otoneurochirurgia e Microchirurgia della base cranica laterale, in collaborazione con il dottor Maurizio Guida, elettrofisiologo dell’Università di Parma e punto di riferimento internazionale per questa tecnica.

Il dispositivo impiantato è una placca di appena 2,5 x 6 mm contenente 21 elettrodi, posizionata con precisione millimetrica sul nucleo cocleare, un’area minuscola e profonda del cervello, vicina a centri nervosi vitali. La procedura è stata guidata dal dottor Guida tramite monitoraggio continuo di altri nervi cranici (dal VII al XII), con l’obiettivo di individuare il punto esatto per la stimolazione senza danneggiare funzioni neurologiche fondamentali. 

Fondamentale per il buon esito dell’intervento è stata la stretta collaborazione tra le varie specialità dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma: otoneurochirurgia, elettrofisiologia, neuroradiologia, anestesia pediatrica, terapia intensiva e pediatria. Una vera sinergia multidisciplinare d’eccellenza.

A spiegare la portata dell’intervento è il dottor Falcioni: «Si tratta di una delle frontiere più avanzate della chirurgia otoneurologica e dell’ingegneria biomedica. Richiede un livello altissimo di esperienza e precisione, possibile solo in centri di eccellenza in cui convergono conoscenze e tecnologie molto specifiche. Nel mondo, i centri che eseguono questi impianti si contano sulle dita di una mano».

La sfida, tuttavia, non si conclude in sala operatoria. L’attivazione dell’impianto avviene in una seconda fase, anch’essa in anestesia generale. Durante questa procedura, il dottor Guida ha dovuto “mappare” il cervello del bambino, distinguendo gli elettrodi capaci di generare una sensazione uditiva da quelli che, se attivati, avrebbero potuto stimolare altre funzioni cerebrali, con effetti indesiderati o pericolosi.

«Quando operiamo su bambini così piccoli, che non possono riferire cosa percepiscono – spiega Guida – non possiamo basarci sul feedback diretto. Serve un’esperienza maturata su decine e decine di casi. Nella mia carriera ne ho seguiti oltre 200, molti dei quali in età pediatrica».

Il risultato? Dopo mesi di terapia logopedica e un'attenta regolazione dei parametri elettrici, il piccolo paziente ha iniziato a percepire i primi suoni. Un progresso che si riflette anche sul piano comportamentale e comunicativo, segnando un passo decisivo verso una migliore qualità della vita e uno sviluppo cognitivo più completo.

Una storia di speranza, determinazione e medicina d’eccellenza che, seppur nata a Parma, emoziona e riguarda tutti. Anche Viterbo, dove simili casi mostrano come la ricerca e l’alta specializzazione possano restituire ai bambini – e alle loro famiglie – ciò che sembrava perduto per sempre: la possibilità di sentire il mondo.






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