CIVITA CASTELLANA - Produzione industriale e calo degli investimenti, il 2024 porta ancora il segno meno per l'industria ceramica sanitaria, che nel distretto ceramico civitonico vede il più importante polo produttivo nazionale, con 28 aziende su 31 totali, 36 stabilimenti e circa 2500 impiegati. I dati sono stati presentati ieri da Confindustria ceramica, che a Sassuolo ha incontrato la stampa per fare il punto sull'andamento di produzione e vendite del settore dell'anno appena trascorso.
Per quanto riguarda la produzione nazionale è stata registrata una flessione del -8.67% passando dai 3.535.718 pezzi prodotti nel 2023 ai 3.229.217 del 2024, con 3.391.596 pezzi venduti sempre nello stesso anno.
Col segno meno anche il fatturato totale che nel 2024 ha fatto registrare incassi per 414,342 milioni di euro (-2,94% rispetto al 2023). Cifre ben lontane da quelle del 2022, anno in cui si è verificato un forte incremento del fatturato (oltre 485milioni di euro) grazie alla ripresa post-pandemica e alla riqualificazione residenziale. Oggi le aziende sono in affanno, come hanno evidenziato in Confindustria, non solo per la contrazione della domanda, la crisi edilizia e l'impatto dei tassi di interesse elevati, ma anche per i costi energetici e la normativa Ets che ne rendono difficile la competitività. Senza considerare la competizione dei paesi extra-ue che con prezzi più bassi influenzano il mercato italiano. Dalla Cina, ad esempio, il Paese importa il 28% del prodotto, saguita dalla Bulgaria 17%, Egitto 14% e Turchia 11%.
Dai dati è emerso un forte squilibrio tra import ed export, in quanto se nel 2024 sono stati esportati beni per un peso complessivo di oltre 33mila tonnellate (+2,9), sempre nello stesso anno il valore della merce importata è stata quasi in triplo con valori che hanno raggiunto 93mila tonnellate (+15,8 rispetto al 2023).
La Germania è il paese dove si esporta di più con punte che arrivano al 15%, seguono Francia (8%), Regno Unito (7%), Austria, Paesi Bassi e Svizzera (6%) e Stati Uniti (4%). Il fatturato export è stimato intorno a 166 milioni di euro pari a una quota prossima al 40% del totale.
'La situazione, seppur monitorata, resta delicata - ha affermato Augusto Ciarrocchi, presidente di Confindustria ceramica -. Per aiutare le aziende serve mettere sul piatto non solo una 'programmazione industriale' nazionale a lungo termine, ma anche un politica europea più oculata'
'Ad oggi - ha rimarcato il numero uno di Confindustria ceramica - le aziende sono vive, vogliono andare avanti e investire nonostante le varie problematiche. Purtroppo il livello delle quotazioni ETS ed il suo meccanismo applicativo rendono le quote pagate una pesante 'tassa sulla produzione' che, passando dai 10 euro del 2018 ai 75 attuali, vale 120 milioni di euro all'anno di extra costi. Valori che drenano risorse preziose agli investimenti in efficienza ed innovazione delle imprese. Per fronteggiare questa situazione chiediamo di essere ricompresi tra i settori ammessi alla compensazione dei costi indiretti e di sospendere la riduzione delle quote gratuite prevista dal 2026, in attesa di poter disporre di una reale alternativa tecnologica. A livello nazionale chiediamo di azzerare il differenziale tra PSV e TTF, che oscilla tra i 2 ed i 4/5 euro per MWh, e l'attuazione di una Gas Release adeguata alle possibilità operative, che risponda in modo strutturale alle necessità delle imprese'.